Le possibili soluzioni
«Piuttosto che con norme vincolanti bisogna agire su più linee strutturali», dice l’Associazione bancaria italiana che ne propone tre: 1) La pubblica amministrazione usi per prima i mezzi di pagamento elettronici; 2) S’introducano incentivi fiscali che abbiano un’interazione virtuosa tra interessi potenzialmente contrastanti, dunque sia a chi paga sia a chi riceve il pagamento in forma elettronica: in Corea è stato fatto e l’emersione dal sommerso ha determinato un introito per il Fisco superiore agli incentivi; 3) Serve un’operazione culturale che dica ai cittadini che le carte sono sicure e accelerano la trasparenza.
Sul «doppio incentivo» concorda Mastercard: «Sgravi fiscali sì, ma ai clienti e non solo ai commercianti. Per esempio, una riduzione del 2% sull’Iva quando si paga con la carta, o deduzioni a fine anno con l’estratto conto della carta. In Sud Corea e Argentina misure così hanno ridotto l’evasione fiscale».
Anche Paolo Martinello, presidente di Altroconsumo, sentito il 28 gennaio dalle Commissioni riunite Finanze e Attività produttive alla Camera, parla di incentivi ai clienti: «Due proposte concrete: la defiscalizzazione per l’utilizzatore delle carte, con restituzione di parte della spesa, e dell’estratto conto, con eliminazione del bollo. E il consumatore non paghi commissioni aggiuntive se usa le carte di pagamento». I dati sono disomogenei ma concordi: sulla moneta elettronica l’Italia è davvero in coda. Più di otto pagamenti su dieci (82%) avvengono ancora per contante, contro i sei su dieci (64%) della media Ue. E nel 2013 sono stati 74, in un anno, i pagamenti per abitante senza contante (sempre fonte Bce). È un terzo della media dei Paesi di area euro (203). Con le sole carte di credito, le transazioni annue pro-capite in Italia scendono a 30 contro le 76 dell’Ue. Meno di tre al mese. Pari alla Russia, più della Cina (dieci).
Nel 2013, dice Banca d’Italia, erano 1,6 milioni i Pos, i terminali per le carte di pagamento: +6% in due anni, fra il 2011 e il 2013. Ma nel periodo sono cresciute solo dello 0,2% le transazioni con carta di credito; un po’ meglio Bancomat e Postamat: +25% in due anni (dal terzo trimestre 2012 al secondo 2014). I negozianti dicono che accettare le carte è una spesa. I consumatori ribattono che se pagano in contanti hanno lo sconto e che le carte di credito costano anche a loro (ma per la spesa l’unico costo è il canone). «Continuano le lamentele sulle commissioni aggiuntive sui pagamenti con carta online — dice Martinello —. L’Antitrust sta valutando le nostre segnalazioni. Inoltre il consumatore ha diritto di usare la carta per ogni pagamento oltre i 30 euro, ma piccoli commercianti, artigiani e professionisti sono restii. Vanno convinti a installare un Pos, più sicuro del contante e non caro come appare» (25-60 euro all’anno per i Pos innovativi e 120-180 per quelli tradizionali, ha chiarito il ministero dello Sviluppo).
Il terminale obbligatorio
È da luglio che c’è l’obbligo di accettare i pagamenti con carte sopra i 30 euro, ma non ci sono sanzioni e introdurre una multa è ritenuto complicato al Tesoro, perché richiederebbe una struttura dedicata. «Secondo le nostre stime, la quota di terminali sta salendo per il successo del Pos mobile — dice Ernesto Ghidinelli, responsabile credito Confcommercio —. Ma il problema sono le commissioni all’esercente (0,5-0,7% per il Bancomat e 1-4% per la carta di credito, ndr ). Le commissioni, poi, sono applicate al prezzo comprensivo di Iva. Vanno ridotte sotto l’1%». Ci si attende una spinta al ribasso dall’appena approvato Regolamento Ue sulle commissioni d’interscambio, che dal 2016 metterà un tetto alle transazioni tra banca e banca (0,3% con carta di credito, 0,2% con il Bancomat). «I commercianti non avranno più alibi — dice Mastercard —. Ma possono aumentare i costi per i clienti: alcune banche, per compensare la perdita, stanno già studiando l’aumento del canone» .