Promozione
L’ex direttore generale Caputi, in passato nello staff di Antonio Di Pietro quando era ministro e in seguito tra i principali collaboratori di Tremonti, è entrato in Consob come segretario generale nell’aprile 2011, per poi essere promosso alla direzione generale pochi mesi dopo. Due settimane fa Vegas lo ha sostituito con Apponi, preferito al vice direttore generale, Giuseppe D’Agostino, che ha dovuto accontentarsi di aumentare le deleghe. Lo scavalcamento è fonte di tensioni anche per il ruolo ritenuto troppo compiacente nei confronti di Vegas avuto da Apponi in diverse vicende, tra cui quelle relative al Monte dei Paschi, e nel caso che ha avuto in Consob l’effetto di un terremoto: la fusione di Unipol con Fonsai. L’operazione è stata autorizzata dalla Commissione, ma soltanto dopo una spaccatura interna clamorosa. Da una parte Vegas (accusato di rapporti preferenziali con Mediobanca, regista e garante dell’operazione), Caputi e Apponi (che all’epoca era capo della Divisione informativa emittenti). Dall’altra uno dei commissari, Michele Pezzinga, che non è più in carica, e Marcello Minenna, capo dell’Ufficio analisi quantitative. Lo scontro è stato senza esclusione di colpi. Pezzinga ha difeso il lavoro di Minenna, secondo cui Unipol aveva in pancia prodotti finanziari a rischio elevato che ne riducevano significativamente il valore. Vegas e Caputi, d’intesa con Apponi, sono stati decisivi per il via libera alla fusione.
Le indagini
Chi li difende fa notare che i fatti hanno dato ragione a Unipol e Mediobanca perché i titoli sospetti non hanno prodotto perdite. Chi li mette sul banco degli imputati sottolinea che, all’epoca dei fatti, il valore dei titoli nel portafoglio di Unipol era di gran lunga inferiore a quello considerato nel concambio con i titoli Fonsai e aggiunge che nei mesi successivi sia Minenna sia Pezzinga hanno dovuto difendersi (brillantemente) da accuse strumentali e infamanti. In Procura della Repubblica, a Milano, il pubblico ministero Luigi Orsi, titolare di indagini su Unipol-Fonsai che sono in fase di chiusura, ha sempre ascoltato con attenzione le denunce di entrambi, ritenendole motivate.
I rapporti tra i vertici della stessa Procura di Milano e Consob, peraltro, sono formalmente buoni, come conferma il protocollo d’intesa che codifica gli accordi di collaborazione e viene considerato un modello. Fino a qualche tempo fa garante per il rispetto del codice etico era un personaggio di peso, crocevia delle principali vicende finanziarie: Guido Rossi, che ha lasciato l’incarico nell’ottobre 2012 ed è stato sostituito diversi mesi dopo, nel maggio 2013, da Alfonso Quaranta, ex presidente della Corte costituzionale. Chiuso nel suo fortino, e sopravvissuto al caso Unipol-Fonsai, Vegas è in carica fino al dicembre 2017 e sopravvive a un governo di segno opposto a quello di centro destra che lo ha nominato su indicazione di Tremonti. Riesce a cavarsela anche perché può contare su solidarietà trasversali, come confermano i legami con un paio di esponenti del Pd: Enrico Morando, l’attuale viceministro per l’Economia, e Ugo Sposetti, senatore, in passato tesoriere dei Democratici di sinistra (Ds), in stretti rapporti con l’ex amministratore dell’Unipol, Giovanni Consorte. Certo lo favorisce il fatto che la macchina Consob, ben 600 dipendenti, è frazionata in una decina di comparti e, acefala di due commissari su cinque, permette a Vegas di regnare incontrastato. Sempre che, dietro l’angolo, non ci sia un colpo di scena: l’accorpamento di Consob in Banca d’Italia, a cui si sta pensando.