Stamattina Giuseppe Vegas, presidente della Consob, cercherà di scrollarsi di dosso l’accusa più o meno esplicita che in questi tre anni e mezzo anni molti osservatori hanno fatto alla sua conduzione della Commissione: quella di aver spesso agito con un approccio più politico che tecnico, com’è del resto iscritto nel suo dna di ex parlamentare e di ex braccio destro di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia, con annunci roboanti ma povertà di fatti nella difesa dei risparmiatori e del mercato. Nella relazione annuale che sarà presentata alla comunità finanziaria, Vegas – giunto a metà del suo mandato settennale – darà quindi questa volta ampio risalto ai numeri che dovrebbero dimostrare, al di là di ogni considerazione generale, che pur non mancherà, che la Commissione ha migliorato nel corso del 2013 la sua performance strettamente tecnica. Tutto ciò mentre lo stesso Vegas è stato accusato di essere ormai diventato una sorta di Superpresidente visto che da mesi ormai manca il terzo commissario dopo l’uscita a fine anno di Michele Pezzinga per fine mandato. Un’accusa che però Vegas respinge essendo compito del governo nominare il sostituto. È un fatto, però che con la riduzione da 5 a 3 (lui compreso) dei commissari voluta dal governo Monti, il presidente ha acquisito maggior potere: in passato, infatti, si era talvolta trovato in minoranza sulle decisioni prese a cinque. Vigilanza. Sul piano della vigilanza, le sanzioni sono ammontate a 32,6 milioni contro i 9,2 del 2012. Il 2013 è stato anche un anno record sotto questo aspetto, appena al di sotto del picco massimo del 2007, quando si concentrò una serie di sanzioni derivanti dalla scalate bancarie del 2005, dalla scalata alla Bnl dell’ex “furbetto del quartierino” Stefano Ricucci e dall’equity swap Exor/Fiat. Molte di queste sanzioni (14) sono state comminate per abusi di mercato. In alcuni casi la famiglia Ligresti per aver manipolato il titolo Fonsai, in un altro il finanziere Vincent Bollorè per aver manipolato il titolo Premafin, in un altro ancora il finanziere Alessandro Proto con la stessa motivazione. Altre sanzioni milionarie per Walter e Giovanni Burani nel caso del fallimento di Mariella Burani Fashion Group. Trasparenza. Qui la Commissione ha lavorato soprattutto sui trust. Ad esempio, Raffaele Mincione è stato costretto a precisare che tutta la galassia dei trust che erano entrati nella Banca Popolare di Milano con il 7% era appunto completamente riconducibile a lui. La Consob ha anche chiesto e ottenuto chiarezza sulle fiduciarie che facevano capo ai Ligresti. Trasparenza è stata chiesta e ottenuta anche sui compensi dei manager delle società quotate. Ispezioni. Sul numero di ispezioni Vegas non può esibire numeri migliori dell’anno precedente (sono state 31 contro le 36 del 2012), ma in compenso dirà che l’efficacia è stata più elevata. Questo perché l’ispezione è diventata uno strumento che ha sostituito la tradizionale richiesta di carte alla società quotata, un processo che rallentava moltissimo la vigilanza della Consob. Ad esempio, sulla vicenda Lauro61-Camlia fin-Pirelli, è scattato lo scorso anno un blitz in simultanea in sette delle società coinvolte per cercare carte e patti parasociali occulti. Lauro 61 alla fine alzò il prezzo su Camfin da 80 a 83 centesimi su ordine della Consob (e il Tar del Lazio diede poi ragione alla Commissione con una sentenza innovativa). Ci sono state poi altre importanti ispezioni: a Mediobanca per verificare l’ipotesi di abuso di mercato nel caso dell’accelerated bookbuilding di Banca Generali; a Mps per verificare abusi di mercato tra febbraio e marzo; a Telecom nel novembre scorso; a Saipem, che a gennaio 2013 annunciò un drastico profit warning e a Blackrock che alla vigidi questo annuncio aveva azzerato la sua quota nella società: a carico di Blackrock la Consob ha accertato un caso di insider trading. Operazioni con parti correlate. Il regolamento entrato in vigore nel 2011 è stato uno dei filoni più battuti nel 2013 dall’ente guidato da Vegas. Telecom, Parmalat-Lactalis, Mps, Saipem, sono finite sotto la lente della Consob. Ufficio Ispettori. Fino al 2012 erano 34, nel corso dello scorso anno sono diventati 44, mentre il vecchio ufficio è stato trasformato in una vera e propria divisione divisa a sua volta in tre uffici ciascuno dei quali specializzato in un’area. Certo, se si guarda al numero totale dei dipendenti – ben 605 – è difficile poter affermare che tuttora l’attività ispettiva sia davvero considerata centrale. Contenimento dei costi. Vegas ha attuato una spending review ante litteram, facendo calare i costi del 10% in due anni (2012 e 2013), passando da 129 a 117 milioni. Al tempo stesso, i contributi di vigilanza pagati dalle società quotate sono scese del 10,9%, da 116 a 97 milioni. Per lo Stato, invece, non c’è più alcun onere.
Le sanzioni nel 2014
Continuano anche nel 2014 le sanzioni comminate da Consob. Nei primi quattro mesi di quest’anno ammontano a circa 15,5 milioni. Sono in tutto 70 provvedimenti. Il grosso è costituito da sanzioni per abusi di mercato comminate a Bolloré (3 milioni per manipolazione sul titolo Premafin), Proto (4,5 milioni per manipolazione su vari titoli) e Ionella Ligresti (1,3 milioni per manipolazione su FonSai). Il dato include alcune sanzioni comminate nei giorni scorsi e tuttora in fase di notifica. Saranno rese pubbliche solo a notifica avvenuta.