Confermato lo stop alle censure immotivate da parte di Facebook. Il social network non potrà disattivare profili sulla base di violazioni solo presunte ed evidenziate senza contraddittorio. Il tribunale di Pordenone, con l’ordinanza n. 3502 depositata ieri, ha confermato il suo giudizio sulla querelle tra Facebook e un suo utente che aveva avviato un procedimento cautelare, patrocinato dall’avvocato Guido Gallovich, con il quale si richiedeva l’immediato ripristino del proprio profilo personale. La pagina era stata chiusa per la pubblicazione di un video di highlights tennistici in presunta violazione della normativa in tema di proprietà intellettuale. Oltre ad intimare la riapertura della pagina, il tribunale ha accordato la liquidazione delle spese (3 mila euro). Il social è stato, inoltre, condannato al versamento di una penale di 150 euro per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione dell’ordine di riattivazione.
Michele Damiani