17.06.2015

Cdp, Renzi accelera sul ricambio

  • Il Sole 24 Ore
La spallata, con il passo indietro in blocco dei cinque consiglieri nominati dall’Economia, non è andata in scena. Almeno non ieri. Ma i piani del governo non sono cambiati e il cambio della guardia in Cdp è ormai questione di giorni. Il premier Matteo?Renzi, intervenendo ieri a “Porta a Porta”, l’ha detto senza troppi giri di parole. «Dobbiamo per forza nominare cinque persone nuove per motivi tecnici e questo porta a far cadere l’intero cda, e quindi pensando che gli attuali vertici hanno fatto un buon lavoro ora si tratta di fare una serie di interventi perché sia ancora più forte delle grandi partite del Paese e non solo». 
Nessuna decisione è stata ancora presa, ha chiarito lo stesso Renzi. Ma, se si registrassero degli intoppi rispetto alla tabella di marcia tratteggiata da Palazzo Chigi, l’esecutivo è pronto al ribaltone sfruttando dei cavilli tecnici per aggirare l’eventuale altolà della magistratura contabile che ha fatto sorgere diversi maldipancia tra i consiglieri del Mef al centro della vicenda, preoccupati dei profili di responsabilità che potrebbero sollevare le loro dimissioni anzitempo.
Renzi, quindi, tira dritto e la sortita di ieri è un modo anche per mettere pressione all’attuale tandem di vertice. Perché è chiaro che l’opzione numero uno resta quella di un passaggio soft con l’uscita di scena volontaria di Gorno?Tempini e Bassanini che avvierebbe l’iter per il loro avvicendamento senza costringere il governo a usare le “maniere forti”. A quel punto, infatti, verrebbero rapidamente convocati un nuovo cda per cooptare i due sostituti in pectore (Claudio?Costamagna per la presidenza e Fabio?Gallia per il ruolo di ad) e, a stretto giro, l’assemblea dei soci per il via libera definitivo ai due nuovi membri. La stessa assise dovrebbe poi riunirsi anche in sede straordinaria per approntare la modifica dello statuto necessaria a neutralizzare i problemi di ineleggibilità dell’ad di Bnl-Bnp Paribas. Secondo quanto emerso nelle scorse settimane,su Gallia penderebbe infatti una citazione in giudizio emessa dalla procura di Trani che rientra in una delle fattispecie previste dal comma 4-bis dell’articolo 15 e che quindi ne impedirebbe la nomina al posto di Gorno?Tempini (la soluzione, a questo punto, potrebbe essere quella messa già in campo dall’Enel che ha abrogato, con l’ok del Mef, quel passaggio della clausola etica subordinandone l’applicazione all’emissione di una sentenza di condanna).
Se, invece, si andasse verso il passaggio ventilato ieri da?Renzi con l’avvicendamento di cinque consiglieri (la maggioranza del cda composto da 9 membri), il board, come recita sempre lo statuto (comma 12 dell’articolo 15), «si intende cessato con tutti gli effetti di legge e in tal caso gli amministratori in carica convocano d’urgenza l’assemblea per la nomina del nuovo consiglio d’amministrazione». I tempi? Molto stretti secondo quanto recita lo stesso statuto che fissa in almeno otto giorni l’asticella per la comunicazione dell’avviso di convocazione dell’assemblea ai soci ?e, in almeno quattro giorni prima dell’assise, la deadline per il deposito delle liste dei soci con i candidati al board.
Insomma, la chiusura dell’intera partita non sembra lontana e le prossime ore saranno cruciali per capire se il governo deciderà di procedere senza indugi sulla strada della decadenza automatica del cda facendo leva su cinque ricambi o se invece aumenterà la sua moral suasion sul vertice perché agevoli il passaggio di testimone senza strappi. Ieri il presidente Bassanini, intercettato dai giornalisti a margine dell’assemblea di Assonime, alla vigilia del cda straordinario per l’ok al fondo salva-imprese (si veda altro articolo in pagina), non si è sbottonato sulle voci di un ricambio. «Io ho già parlato e non posso dire diversamente», ha tagliato corto l’ex ministro che il giorno prima era stato ricevuto dallo stesso Renzi e dal ministro dell’Economia,?Pier Carlo Padoan.
Bassanini è stato finora difeso dalle fondazioni che hanno chiesto garanzie precise sul riassetto della Cassa in cambio del loro via libera. Domani e venerdì, a Lucca, è in programma il 23° congresso nazionale dell’Acri ed è probabile che, dal palco del complesso conventuale di San?Francesco, il numero uno Giuseppe Guzzetti torni a ribadire la linea degli enti rispetto al dossier Cdp. In platea, ad ascoltarlo, potrebbe esserci anche Bassanini, la cui presenza, fino a ieri sera, era confermata dall’associazione. «L’incontro tra Fondazioni e Cdp era, a ben vedere, un incontro predestinato – aveva detto proprio il presidente della Cassa, tre anni fa, intervenendo all’ultimo congresso dell’Acri -, al fondo del quale c’era una convergenza di visioni strategiche e un’ampia gamma di sinergie». Una convergenza su cui, ora come allora, gli enti non sono disposti a concedere troppi sconti.