Ieri, intanto, è stato il presidente Franco Bassanini a preannunciare in consiglio il suo passo indietro, confermando l’intesa comunicata nei giorni scorsi da Palazzo Chigi. Bassanini manterrà la presidenza di Metroweb, e diventerà consulente speciale dello stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Al vertice di Cdp dovrebbero arrivare Claudio Costamagna, presidente, e Fabio Gallia, amministratore delegato. Quanto al consiglio, le designazioni sono tutte da definire con un’unica indicazione, la presenza di tre donne, una in più delle attuali, che sono Maria Cannata, responsabile del Debito pubblico e Olga Cuccurullo, dirigente del Tesoro.
Prima dei rinnovi che saranno decisi dall’assemblea ordinaria, saranno discusse nell’assemblea straordinaria le modifiche allo statuto, che dovrebbero accogliere innanzitutto le richieste di maggiore garanzia avanzate dalle 64 Fondazioni azioniste di minoranza con il 18,4% del capitale, contro l’eventuale rialzo del tasso di rischio degli investimenti della Cassa, nel nuovo corso targato Costamagna-Gallia. E cioè la previsione di un voto a maggioranza qualificata anche per le delibere in materia di destinazione degli utili a riserva, e nonché la definizione di una clausola di recesso per le Fondazioni nel caso di tre anni senza dividendi.
«Per noi i dividendi sono prioritari» aveva detto il presidente dell’Acri e della Cariplo, Giuseppe Guzzetti che per conto di tutte le Fondazioni azioniste ha verificato che la nuova Cdp non avesse tra i suoi obiettivi quello di cambiare missione. Le Fondazioni che possono designare tre dei nove consiglieri della Cassa, non indicheranno più il presidente come è stato finora, anche nel caso di Bassanini, ma solo il vicepresidente. La scelta di Costamagna è stata «concordata», ma sarà il Tesoro ad indicarlo alla presidenza. Quanto alle Fondazioni, potrebbero mettere in lista Carla Ferrari, attuale consigliere di gestione di Intesa Sanpaolo.
Una terza modifica statutaria, dovrebbe riguardare la cancellazione della cosiddetta clausola etica che escluderebbe la nomina di Gallia, il quale è stato citato in giudizio, peraltro come molti amministratori bancari, nel processo di Trani sui derivati.