01.07.2016

Il caso Mps tra il Tesoro e l’Europa. Quelle opzioni per l’aumento di capitale

  • Il Corriere della Sera

ROMA Prima del rimbalzo delle quotazioni, scattato appena diffusa la notizia del via libera Ue alle garanzie pubbliche per le banche, la capitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena era arrivata a un miliardo di euro. Lo stesso valore di Rai Way, o di Brunello Cucinelli. Nel giro di un anno il prezzo del titolo è sceso del 78%, solo nell’ultimo mese di oltre il 40%: oggi vale 0,37 euro contro i 9,9 di due anni fa. È proprio la sorte della banca senese il vero cruccio del premier e del ministro dell’Economia, l’oggetto principale delle discussioni di questi giorni tra il governo, la Commissione Europea, la Banca d’Italia.

Lo schema di garanzie annunciato ieri, ma che secondo fonti attendibili sarebbe stato approvato già nel weekend mentre il governo avrebbe provato fino a ieri a ottenere di più, è una rete di sicurezza preventiva per tutte le banche italiane, esposte come le altre europee alle turbolenze della Brexit. Ma tra un mese esatto, il primo agosto, arriveranno i risultati dei nuovi “stress test” condotti dalla Bce sulla tenuta di 53 banche europee, tra cui 5 italiane: Mps, Unicredit, Intesa, Ubi e Banco Popolare. Ci sono seri timori che per Mps possa accendersi di nuovo la spia rossa che segnala una carenza di capitale, e l’esigenza di un rafforzamento patrimoniale, come nel 2014. Operazione che per la banca senese, al cui capezzale il governo è già dovuto correre in passato, potrebbe rivelarsi complicata.

Non solo per i valori raggiunti dal titolo in Borsa, ai minimi storici. Il risanamento dell’istituto, passato attraverso scandali e crisi, si sta confermando più difficile e lungo del previsto. Il fatto stesso che il suo amministratore delegato, Fabrizio Viola, sia apparso mercoledì sera nella terna finale dei candidati alla guida di Unicredit, che ha poi scelto il francese Jean Pierre Mustier, è stato percepito come un altro brutto segnale. Viola è pronto a lasciare e il Monte rischia di restare ancora in mezzo al guado.

Un cerino acceso nelle mani del Tesoro, che è già tra i primi azionisti, e potrebbe addirittura salire. Con il pagamento in azioni degli interessi sui Monti bond ricevuti nel 2011, che sono stati tutti rimborsati, il Tesoro si è trovato in portafoglio il 4% del capitale Mps. Ora c’è da saldare l’ultima tranche degli interessi, circa 50 milioni di euro e non è ancora chiaro se il pagamento avverrà per cassa o, ancora una volta, in titoli, portando il Tesoro vicino ad una partecipazione del 10%.

C’è un mese esatto per approntare i rimedi. Un deficit di capitale acclarato dagli stress test precluderebbe la garanzia pubblica sulla liquidità definita ieri. La banca dovrebbe varare un aumento di capitale ed il Tesoro potrebbe garantire anche una quota dei privati notificando l’operazione alla Ue. E si confida che Bruxelles sia disposta ad autorizzarla in continuità con gli aiuti ricevuti nel 2009 e nel 2011. Senza pretendere, dunque, il sacrificio di azionisti e obbligazionisti.

Mario Sensini