Al suo primo consiglio da amministratore delegato, il banchiere Paolo Fiorentino per rilanciare Carige rispondendo alle richieste della Bce vara un aumento di capitale fino a 500 milioni più altri 200 milioni di rafforzamento attraverso cessioni. Si tratta di «soluzioni che presentano un minore grado di complessità operativa e maggiore rapidità di esecuzione» rispetto ai piani precedenti, sottolinea la nota della banca, che ieri ha nominato Andrea Soro, già a capo di Royal Bank of Scotland in Italia, come nuovo cfo.
In questo modo la banca presieduta da Giuseppe Tesauro, con l’azionista di riferimento Vittorio Malacalza (17,5%) alla vicepresidenza, risponde a Francoforte dopo la concessione della mini-proroga in seguito all’addio alle deleghe di ceo di Guido Bastianini per disaccordi con Malacalza. Il piano — come nelle attese — prevede un rafforzamen-to ben superiore all’attuale capitalizzazione di 156 milioni di euro. Il prossimo passo sarà il board di lunedì 10 nel quale verrà convocata l’assemblea e fissata l’operazione di cessione dei crediti deteriorati, che è l’altra gamba del piano imposto dalla Bce per rimpolpare i ratio patrimoniali. Nei giorni scorsi Carige ha avviato la cartolarizzazione di 940 milioni di npl assistiti dalle garanzie statali (Gacs) mediante il collocamento a investitori istituzionali a circa il 31% del nominale e adesso — come indicato nella nota — «proseguirà con ulteriori dismissioni per circa 1,2 miliardi» di crediti deteriorati.
Bisognerà vedere quale sarà la reazione del mercato a questa ulteriore richiesta di denaro. Ieri in attesa del piano la Borsa ha comunque reagito positivamente con la banca in rialzo del 3,89%. Per Carige — assistita da Credit Suisse e Deutsche Bank che sono anche pre-garanti della ricapitalizzazione — si tratta del terzo aumento dopo quello da 800 milioni del 2014 e il successivo da 850 milioni del 2015. Ed è più alto dei 450 milioni indicati inizialmente dalla stessa banca. Toccherà a Malacalza dare un sostegno forte, tanto che non è escluso che possa anche crescere nel capitale. Per lui ad oggi l’impegno finanziario è di 87 milioni. E resta da capire la linea del secondo socio, l’imprenditore Gabriele Volpi, che ha il 6% (dovrebbe investire 30 milioni).
Ulteriori 200 milioni arriveranno dalla «pronta valorizzazione» di immobili di pregio (si parla di 8 immobili tra i quali un ufficio di rappresentanza a Londra), della società di credito al consumo Creditis, della piattaforma di gestione degli npl e del business dei «pos» (merchant book»), puntando a una plusvalenza di circa 160 milioni. Non vengono per ora messi sul mercato invece Banca Cesare Ponti, l’Autostrada dei Fiori e parte del 4% di Banca d’Italia.
Fabrizio Massaro