Con il via libera della Consob per Carige si apre un nuovo capitolo che ha l’obiettivo di mettere definitivamente alle spalle i problemi che hanno assillato la banca negli ultimi anni. Ossia quelli finali della gestione di Giovanni Berneschi, caratterizzata da un ampliamento fuori misura dell’istituto oltre i confini del territorio ligure e da operazioni finanziarie e immobiliari spericolate, coperte, in particolare le seconde, dall’ombrello del comparto assicurativo di proprietà di Carige. Operazioni che hanno condotto, nel maggio dell’anno scorso, all’arresto del dominus di Carige, insieme ad altre sei persone.
Già dal novembre del 2013, peraltro, al vertice della banca era arrivato Piero Luigi Montani, il quale ha avviato una ferrea azione di risanamento dell’istituto che è passata attraverso un primo aumento di capitale da 800 milioni, nel giugno del 2014.
Poi c’è stato l’intervento della Bce che, sottoponendo la banca agli stress test, ha individuato uno shortfall da 814 milioni nei conti. A quel punto si è resa necessaria una nuova ricapitalizzazione, accompagnata dalla vendita di asset. In un primo tempo sembrava che l’aumento potesse essere di 650-700 milioni. Poi il cda ha alzato l’asticella fino a 850 milioni. Ed è questo il valore della ricapitalizzazione votato dall’ultima assemblea degli azionisti.
Il cda ha anche varato un piano industriale 2015-2019 che prevede, come principali target economici allo scadere del quarto anno, Rote (return on tangible equity) dell’8%, Cet1 ratio pari al 12%, cost income al 54,2%, margine di intermediazione a 1,1 miliardi e utile netto a 208 milioni. Ma il ritorno all’utile della banca è previsto (per 95 milioni) già a partire dal 2017.
Il nuovo management dell’istituto genovese, ha puntato a far crescere i ratio dell’istituto. Al 31 dicembre 2014 il valore del Cet1 è salito all’8,4 e la vendita delle compagnie assicurative (al fondo Apollo, per 310 milioni, con closing imminente) porta il Cet1 all’8,7%. Con l’aumento di capitale che si sta partendo il Cet1, secondo i desiderata di Carige, è destinato ad attestarsi al 12,7%, senza includere i benefici derivanti dalla vendita degli asset in via di dismissione». Tra questi c’è ancora Banca Ponti che, però, Carige potrebbe decidere di non alienare.
Con l’aumento di capitale, d’altro canto, si rafforzeranno le posizioni di alcuni nuovi azionisti della banca ligure. Tra questi Malacalza Investimenti che controlla il 14,933% di Carige e che sottoscriverà la quotazione; The summer trust dell’imprenditore Gabriele Volpi, con il 5,01%, altrettanto intenzionato a sottoscrivere l’aumento. Più difficile decifrare cosa intendano fare gli altri soci: Bpce con il 5,1%; Ubs group, con il 4,395% delle quote; e gli ex pattisti privati (con un 6% circa), un gruppo di azionisti che, in passato, aveva stretto un patto parasociale.
La Fondazione Carige, titolare dell’1,95%, valuterà la partecipazione l’11 giugno, data per la quale è in programma una riunione dell’ente.