Il problema non riguarda i proprietari di abitazioni principali, e per questo è uscito nei mesi scorsi dal dibattito politico. Ciò non significa, però, che la questione sia secondaria: a pagare l’imposta su seconde case, negozi, uffici, capannoni e così via sono milioni di soggetti: persone e imprese che, quest’anno, si trovano spesso a dover fare un doppio conteggio, perché in metà dei Comuni italiani la Tasi colpisce anche gli immobili soggetti all’Imu.
Mentre tutti si occupavano del tributo sui servizi indivisibili, però, la vecchia imposta municipale ha continuato a trasformarsi in silenzio. Il problema finora non è emerso anche perché gli acconti di giugno sono basati sui parametri dell’anno prima, mentre le novità modificano i calcoli del saldo di fine anno.
Per confermare le decisioni 2013 i Comuni non avrebbero dovuto fare nulla, perché le vecchie decisioni “sopravvivono” fino a nuovo ordine, ma come mostrano gli elenchi sterminati di delibere pubblicati dal dipartimento Finanze questa fissità riguarderà circa mille Comuni su 8mila. Alcuni enti potrebbero aver inviato delibere fotocopia rispetto all’anno scorso, ma anche in questi casi la nuova delibera impone a professionisti e contribuenti di ricontrollare tutto, anche se alla fine si scopre che non è cambiato nulla.
Nella maggioranza dei casi le novità piccole o grandi non mancano, e sono alimentate dal continuo lavorio sul fisco del mattone. Spesso è l’incrocio con la Tasi a far cambiare le aliquote Imu, qualche volta anche per venire incontro ai contribuente: accade così, per esempio, quando il Comune ha deciso di abbassare l’Imu sugli immobili strumentali all’attività d’impresa, in cambio di una Tasi più alta, perché per imprenditori e commercianti la Tasi è interamente deducibile dal reddito, mentre l’Imu lo è solo per un quinto. Le stesse regole nazionali, poi, sono cambiate più volte, dalle assimilazioni ai terreni agricoli. I continui ritocchi alle norme, insieme all’incertezza costante che ha caratterizzato i conti comunali, hanno moltiplicato i ripensamenti sulle aliquote: e ora a professionisti e contribuenti tocca un nuovo tuffo nelle delibere.