Alitalia è e deve rimanere una compagnia privata: lo ha detto il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, rispondendo a un’interrogazione sul possibile ingresso statale nel capitale del vettore. «L’impatto per il bilancio dello stato deve essere ridotto al minimo indispensabile: ciò non solo per rispettare le regole europee, ma soprattutto perché abbiamo numerose evidenze di quali siano stati in passato i risultati anche della gestione pubblica e i costi conseguenti sostenuti dai contribuenti italiani negli ultimi decenni per sostenerla». Calenda ha ribadito che il taglio dei costi, «necessario per avere i conti in equilibrio, non può scaricarsi solo sul personale, ma deve riguardare l’intero perimetro della gestione».
Intanto hanno preso il via i tavoli tecnici fra l’azienda e i sindacati, che si svolgeranno questa settimana e la prossima nella sede del ministero. Sono previsti cinque incontri, fino al 31 marzo, con l’obiettivo di arrivare a un accordo che l’a.d. Cramer Ball definisce «fondamentale». Agli appuntamenti del 27 e del 30 marzo parteciperanno anche i ministri Calenda, quello dei trasporti, Graziano Delrio, e del lavoro, Giuliano Poletti. Per questo pomeriggio è inoltre fissato un incontro tra il governo e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. L’obiettivo è arrivare a un approfondimento sul piano entro la fine della settimana, così che nella prossima si passi alla trattativa vera e propria.
Ball ha precisato che sono 14, e non 8 come precedentemente comunicato, gli aerei di lungo raggio che entreranno nella flotta nell’arco del piano 2017-2021. «È stato un incontro costruttivo, i sindacati ci hanno fatto molte domande e noi abbiamo dato più informazioni». I sindacati hanno chiesto chiarimenti sui conti 2016 della compagnia. I rappresentanti di Alitalia hanno spiegato che fino a un anno fa i numeri erano in linea con le previsioni. Poi, dopo gli attentati di Bruxelles, Alitalia ha dovuto abbassare i prezzi per allinearsi a quanto fatto dai vettori low cost, e questo ha portato a un calo dei ricavi, accentuato dal fallito golpe in Turchia.