Si potrà discutere a lungo su dove debba situarsi l’equilibrio fra gli «speculativi» Cds e i valori espressi dai mercati obbligazionari, ma non si potrà negare l’impatto che sui valori di questi ultimi abbiano esercitato gli annunci di Mario Draghi di giovedì scorso. Permangono infatti ancora molte perplessità e interrogativi fra analisti e commentatori su come per esempio potrà essere realizzato il nuovo piano di finanziamenti alle banche europee mirato alla concessione di prestiti alla clientela (T-Ltro).
C’è chi ritiene, e gli analisti di Deutsche Bank sono fra questi, che i nuovi flussi di denaro in arrivo non saranno facilmente canalizzabili verso le imprese, ma serviranno invece a sostituire le «vecchie» Ltro in scadenza (a un tasso addirittura più conveniente). Nel dubbio, sui mercati si comprano titoli che garantiscono ancora un minimo di extra-rendimento anticipando quindi quel «carry trade» che potrebbero effettuare le banche, e questo spiega in gran parte perché lo spread BTp-Bund si è ormai ridotto a 132 punti base (e quello del Bono a 119).
E si continua per la verità ad acquistare anche sull’azionario: quella di ieri è stata un’altra giornata da primato per Wall Street (massimi storici) e per Francoforte (il Dax ha chiuso per la prima volta sopra i 10mila punti), per l’Europa (da 6 anni) e per Piazza Affari (3 anni), dove il Ftse-Mib ha terminato in rialzo dello 0,82 per cento. Un movimento che almeno per quanto riguarda l’Europa è ugualmente indotto dalla prospettiva della piena attuazione delle mosse espansive proposte dalla Bce per scongiurare il rischio deflazione, se non addirittura dell’arrivo di nuove misure che Draghi potrebbe ancora estrarre dal cilindro.
Dove la Bce ha già fatto breccia, e a ben vedere, è sui titoli a scadenza più breve e sull’interbancario. La discussa decisione di portare in territorio negativo il tasso sul denaro depositato a Francoforte costringerà le banche a spostare i fondi lì dove esiste ancora un briciolo di rendimento, BuBill tedeschi, titoli olandesi e spagnoli, ma anche BoT: sotto questo aspetto sarà interessante vedere quanto in basso potrà spingersi il tasso sui titoli a 12 mesi che il Tesoro assegnerà domani per 6,5 miliardi.
E immediato è stato anche l’impatto della decisione di non procedere alla sterilizzazione degli acquisti di titoli di Stato nell’ambito del programma Smp, che tende ad alleviare le tensioni sul money market. L’Euribor a 3 mesi è infatti sceso allo 0,267% e quello a un mese allo 0,197%, livelli che non si vedevano da metà dicembre, e per gli analisti c’è spazio per ulteriori riduzioni. Anche l’euro ha perso qualche posizione, scivolando leggermente sotto quota 1,36 dollari, ma molto meno di quanto probabilmente ci si augurava anche all’Eurotower. E resta un caso.