Il presidente Usa Barack Obama, da settimane attivissimo per evitare una rottura tra Germania e Grecia, ha inviato il segretario del Tesoro Jack Lew in missione a Francoforte dal presidente della Bce Mario Draghi, che oggi deve decidere sulla liquidità d’emergenza alle banche elleniche sull’orlo del collasso. Oggi Lew è atteso da Schäuble e poi a Parigi dal ministro delle Finanze Michel Sapin. La Casa Bianca non vuole rischiare un’uscita della Grecia dalla zona euro, che potrebbe riflettersi negativamente sull’economia globale e avvicinare Atene alla Russia (in cambio di aiuti). Obama avrebbe convinto anche il Regno Unito a frenare la sua opposizione a usare il fondo salva Stati dell’Ue per il prestito ponte ad Atene.
Oggi l’Eurogruppo, preso atto del voto ad Atene, dovrebbe definire in teleconferenza il finanziamento d’urgenza. Domani i rappresentanti dei 28 ministri dell’Ecofin dovrebbero approvarli con procedura scritta (senza riunirsi). Sette miliardi servono per lo scoperto con il Fmi e per la rata in arrivo con la Bce. Altri 5 miliardi eviterebbero l’insolvenza per tutta l’estate. Tsipras potrà restituire questi 12 miliardi in tre mesi, attingendo dai primi prestiti del terzo piano (per 82-86 miliardi in tre anni) deciso dall’Eurosummit.
La Commissione europea ha annunciato accelerazioni e condizioni più favorevoli nei 35 miliardi stanziati fino al 2020 per aiutare l’economica ellenica. Ha avanzato dubbi di sostenibilità del debito greco. Anche il Fmi e la Francia hanno considerato necessaria una riduzione dell’esposizione per consentire alla Grecia di onorarla. Si parla anche di dilazioni lunghissime. Il premier francese Manuel Valls ha confermato l’intenzione Ue di procedere a un alleggerimento del debito ellenico affinché la Grecia «possa pensare a un avvenire non di soli rimborsi».