26.09.2018

Brexit, sì del Labour al referendum bis

  • La Repubblica

«Nessuno esclude che in un secondo referendum sulla Brexit ci possa essere l’opzione di rimanere nell’Unione europea».
Quando Keir Starmer, ministro per l’Europa nel “governo ombra” dell’opposizione, pronuncia queste parole al congresso laburista, la platea balza in piedi e reagisce con una standing ovation. Poco dopo viene approvata per acclamazione una mozione che prevede la possibilità di un nuovo voto popolare. È la svolta che molti invocavano. Seppure in subordine a elezioni anticipate, un secondo referendum e dunque la possibilità di fermare la Brexit, lasciando la Gran Bretagna nella Ue, è ora un’ipotesi più concreta.
Interrogato dalla Bbc, il leader Jeremy Corbyn non si sbilancia su come voterebbe in merito («non conosciamo la domanda, non posso dire la risposta»), riservandosi forse più chiarezza per il discorso programmatico che farà stamane, ma conferma che la mozione presentata da Starmer riflette l’opinione della direzione e che dunque anche lui la sosterrà. In realtà una minoranza del partito preferisce risolvere la questione appuntop con le urne anticipate, vincere e poi negoziare con la Ue una “soft Brexit”, mantenendo un piede in Europa (con Turchia o Norvegia come modelli). John McDonnell, vice di Corbyn, e una parte dei sindacati chiedevano che un altro referendum, se proprio un referendum si dovrà fare, interroghi il Regno Unito soltanto su che tipo di Brexit vuole, senza l’opportunità di votare per una marcia indietro, cioè per restare nella Ue. Ma dopo un intenso braccio di ferro questa posizione non è passata.
Trascinata da Momentum, l’organizzazione giovanile laburista che ha appoggiato dall’inizio la leadership di Corbyn, l’ala più filo europea sembra avere avuto la meglio.
Emily Thornberry, la deputata che potrebbe diventare in futuro l’erede di Corbyn, annuncia: «Se vinceremo le elezioni domanderemo alla Ue di prolungare la trattativa» (dando un colpo anche all’antisemitismo di cui sono accusate frange del Labour: «È come il fascismo»).
Naturalmente le elezioni anticipate o il referendum non sono ancora stati indetti. Ma adesso non sono

Enrico Franceschini