Il pantano della Brexit si fa sempre più profondo e mentre si avvicina la scadenza del 29 marzo (oltre il quale c’è l’uscita senza accordo), a Londra cresce il caos.
Ieri, da Sharm el-Sheik dove ha incontrato il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, la premier Theresa May ha annunciato che il voto decisivo sul suo accordo Brexit si terrà a ridosso del baratro, il 12 marzo, a conferma della sua tattica “kamikaze” che sta lacerando Westminster, il partito conservatore e il governo, dove oramai c’è una “guerra civile” tra ministri pro e contro May. Ieri il Guardian ha riportato poi quella che sarebbe la nuova offerta dell’Ue: ok all’estensione della scadenza del 29 marzo, ma solo se il rinvio sarà fino a fine 2020, cioè circa due anni, con il Regno Unito intanto ancora membro Ue. Una provocazione per May che, finché in sella, non la accetterà mai.
Mercoledì sarà comunque decisivo: la Camera deciderà sull’emendamento Cooper che potrebbe cambiare la storia della Brexit. Se passasse, il Parlamento prenderebbe il comando.
Antonello Guerrera