Milano è la città candidata dal Governo per ospitare la sede del Tribunale europeo dei brevetti. La decisione finale è arrivata alla conclusione del Consiglio dei ministri di ieri sera. A Torino andrà il Centro nazionale dell’intelligenza artificiale. Milano, invece, se la giocherà con Parigi (che già ospita la sede centrale del Tub), Monaco (che ospita una sezione) e una città della Spagna.
L’accelerazione è arrivata dopo settimane e settimane di silenzi da parte del governo e di polemiche da parte dell’opposizione. A fare la differenza è stata da una parte l’asse che si è creato tra il sindaco di Milano, Beppe Sala e il viceministro Cinque Stelle, Stefano Buffagni che ha lavorato al dossier di candidatura, dall’altra la forza critica di tutte le istituzioni milanesi – Comune, la Regione di Attilio Fontana, insieme ad Assolombarda, Camera di Commercio e la filiera dell’innovazione rappresentata da Alisei – che unite hanno fatto pressing sul governo. Una sorta di Modello Milano allargato anche alla rappresentanza dei Cinque Stelle. Una scelta non facile visto che l’altra città pronta a candidarsi era Torino governata da Chiara Appendino. A far pendere la bilancia sono stati i numeri che certificano il primato del territorio lombardo e milanese per quanto riguarda ricerca innovazione, premesse indispensabili di qualsiasi richiesta di brevetto. Nel decennio 2008-2018 Milano ha depositato 6.543 domande di brevetto europeo, vale a dire il 17,2 per cento del totale nazionale. Milano nel 2018 è la prima provincia nel Paese per domande di brevetto, seguita, ma ben distanziata, da Torino (303), Bologna (300), Vicenza (194) e Roma (180). I dati dell’Ufficio Europeo dei Brevetti relativi al 2019 e riferiti al livello nazionale registrano 4.456 domande, di cui 940 (pari al 21 per cento arrivano da Milano) e 1.493 dalla Lombardia (il 34 per cento). Sono i numeri che ieri il premier Conte ha illustrato in videochat a Sala e Appendino prima di informare il Consiglio dei ministri.