24.06.2020

Borse in ripresa, Nasdaq al top. Ecco i titoli che battono la crisi

  • Il Sole 24 Ore

Non corre solo il Nasdaq (ieri ha aggiornato i massimi storici oltre 10mila punti). Anche a Piazza Affari ci sono società che dopo il tonfo generalizzato che ha colpito i listini mondiali tra metà febbraio e metà marzo in piena emergenza pandemica, hanno risalito la china disegnando al pari dell’indice tecnologico statunitense uno spettacolare grafico a “V”: dopo un violento crollo un altrettanto rapido recupero. Seppure a livello di indice ci sia ancora molta distanza (il Nasdaq è a +13,5% da inizio anno mentre il Ftse Mib cede il 15% nonostante il +1,86% di ieri) osservando i singoli casi si scopre che anche Milano, la cui Borsa capitalizza meno della metà della sola Amazon, può raccontare storie di forte recupero.

Al primo posto di questa speciale classifica delle «V stock» italiane c’è Fineco. Il titolo – che a metà marzo era sceso sotto quota 7 euro – ieri ha terminato gli scambi al record di 12,4 segnando una progressione rispetto a quei minimi di periodo dell’86%. Dopo un iniziale tonfo che ha coinvolto in modo generalizzato un po’ tutti i titoli gli investitori si sono poi concentrati sulle azioni di quelle società non troppo danneggiate, e anzi in alcuni casi avvantaggiate, dagli effetti del lockdown. Tra queste rientra appunto Fineco che ha beneficiato proprio della crescita della domanda di risparmio gestito e di trading online, stimolata a sua volta dall’obbligo di rimanere a casa. Non è quindi una coincidenza che anche Banca Mediolanum (+62% dai minimi) e Azimut (+51%) – altre società attive nel risparmio gestito – si collocano tra le prime 20 posizioni di questa griglia. Al secondo posto – con uno scatto dell’85% – c’è Diasorin che per il suo focus sul settore medicale ha trovato slancio dalla pandemia. Discorso simile per la farmaceutica Recordati (+61%) che ha completato perfettamente la sua “V”. Anzi si è portata anche oltre e adesso viaggia sui massimi di tutti i tempi.

Le altre “V stock” di Piazza Affari sono Nexi e Stm (+78% dai minimi). Essendo titoli tecnologici – con la prima specializzata in pagamenti digitali che con il coronavirus stanno decollando – hanno un trend fortemente correlato al Nasdaq. Nella top ten si posiziona anche Amplifon (+64%) che in questa fase di crisi ha dimostrato di essere uno dei titoli più difensivi tra le blue chip italiane, tra i pochi a salire anche durante le sedute più contrastate.

Il fatto che nella “fase 2” del recupero borsistico gli investitori siano stati molto più selettivi lo dimostra, leggendo i dati nell’altra direzione, il recupero monco del settore bancario tradizionale, quello che sembra avere meno munizioni per una rapida ripartenza, peraltro fortemente penalizzato dai tassi ultrabassi scaturiti dalle nuove politiche super-espansive delle banche centrali. È vero che il Ftse Ita Banks ha recuperato il 29% dai minimi, ma è davvero troppo poco per riagganciare quel -50% accusato nelle settimane più dure del contagio in Borsa del coronavirus. Per le banche italiane – ma lo stesso discorso vale per quelle europee – al momento il grafico disegna una “L”: le quotazioni rispetto ai livelli pre-Covid sono indietro del 33%.

Quale scenario attendersi nei prossimi mesi? Molto dipenderà dalla forza della ripartenza e dalla capacità di tenere a bada – nel caso malaugurato dovesse presentarsi – una seconda ondata autunnale del virus. Ma gli investitori hanno ormai lasciato intendere che non acquistano indifferentemente l’indice di un Paese ma selezionano accuratamente i titoli, in base alla loro capacità di resilienza rispetto alla pandemia. Concentrandoci più nel breve periodo, invece, va ricordato che ci avviciniamo a fine semestre. C’è un fattore tecnico che potrebbe giovare ai titoli che finora si sono comportati meglio. Molti gestori di fondi comuni di investimento ci terranno a mostrare ai propri clienti nella rendicontazione di metà anno di aver scelto bene, inserendo nel portafoglio le azioni prime della classe. Questa dinamica – che in gergo tecnico si chiama window dressing, ovvero abbellimento contabile – potrebbe contribuire quantomeno a sostenere ancora per qualche seduta i prezzi dei titoli più performanti. A luglio poi si vedrà.