Il rialzo però non è stato roboante. Perché la cautela è d’obbligo: la partita non può dirsi del tutto conclusa. Entro mercoledì Atene dovrà mettere nero su bianco una serie di riforme (da pensioni a Iva) che in casi normali alcuni governi impiegano anni per portare a termine. Non è di conseguenza sicuro che la maggioranza di governo regga e, quindi, non è da escludere l’ipotesi che Tsipras cada e che si vada a nuove elezioni. Siamo certo al secondo tempo di una partita lunghissima ed estenuante, ma non può dirsi ancora finita. Anche l’agenzia di rating Fitch ha sottolineato che «sfide notevoli nel breve e lungo termine restano per la tenuta creditizia» della nazione ellenica.
L’unica novità di ieri è, comunque, che i mercati ora sono convinti che non ci sarà un Grexit, neppure temporaneo (come azzardato dal ministro delle Finanze tedesco Wolgang Schauble nel week end). Le banche elleniche restano chiuse. Atene dovrà conquistare agli occhi dei creditori in poche ore una dose di fiducia tale da poter restare a galla nell’Eurozona. Piazza Affari in particolare ha corso meno degli altri listini: ma non bisogna dimenticare che nelle tre precedenti sedute è stata la migliore Borsa d’Europa mettendo a segno un recupero del 9%. Includendo pure il rialzo di ieri (quindi il quarto consecutivo) il listino milanese resta ancora un po’ indietro (1,5 punti percentuali) rispetto ai livelli di un mese fa, quando aveva per la prima volta scommesso sull’accordo in Grecia. Certo, di mezzo c’è ancora un forte velo di incertezza che arriva da Atene e c’è stata la turbolenza sul mercato cinese che però sta dando segnali di recupero a suon di misure dopanti del governo e della banca centrale. Dopo aver perso il 40% in tre settimane con il rialzo di ieri (+2,9%) la Borsa cinese è risalito del 20% in una settimana. In ogni caso, è un po’ come essere sulle montagne russe. Quindi è presto per dire che sui mercati asiatici sia tornata una sana normalità.
Nelle prossime giornate scopriremo anche qualcosa in più sulle strategie di politica monetaria della Federal Reserve (si riunisce il direttivo domani) e della Bce (riunione giovedì). Anche per questo motivo, tornando a puntare su un imminente rialzo dei tassi negli Usa, ieri l’euro – nel giorno in cui ha recuperato la sua aura di irreversibilità – ha perso terreno scivolando a 1,10 dollari.