Il Ddl capitali è un segno concreto del ritrovato interesse della politica al rilancio della competitività del mercato italiano. Ma affinchè non si tratti di un interesse episodico è necessario continuare sulla strada imboccata di dialogo tra gli attori del mercato e le istituzioni. In questo contesto si inserisce il Manifesto per lo sviluppo dei mercati dei capitali che è stato presentato ufficialmente ieri a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa italiana. L’iniziativa – promossa da Equita, Borsa italiana, Assonime e Bocconi – lancia 10 proposte “pronte all’uso” che si snodano in tre direzioni: investitori/intermediari finanziari, giustizia e fisco.
L’obiettivo in particolare è rivitalizzare l’attenzione per le small cap e le pmi, realtà sulle quali ovunque puntano soprattutto gli investitori domestici. L’ad di Equita, Andrea Vismara, che è tra i promotori del Manifesto, ha sottolineato che mentre altrove gli investitori domestici rappresentano il 20%-30% del totale, in Italia pesano per meno del 10%. Con la conseguenza che alla mancanza di investitori specializzati si accompagna la carenza di ricerca indipendente sulle società di minori dimensioni.
«Sul fronte degli investitori le nostre proposte puntano a rivitalizzare iniziative come i Pir e i Pir alternativi, e a coinvolgere soggetti come Fondazioni, Casse previdenziali, Fondi pensione, banche e assicurazioni, che finora hanno dedicato poco spazio nei loro portafogli alle small cap», ha spiegato Vismara. Basterebbe che i primi cinque player di queste categorie investissero 100-200 milioni ciascuno nelle small cap per creare un sistema di mercato di cui altri Paesi già dispongono. «Sul fronte della ricerca – aggiunge Vismara – proponiamo una serie di soluzioni come il credito d’imposta sui costi della ricerca sostenuti dalle emittenti e la creazione di un fondo mutualistico che finanzi la ricerca indipendente».
Con il rilancio dei Pir e lo strumento del fondo di fondi per le small cap, la stima è che si possano mobilitare risorse per 4-5 miliardi, sostenendo la domanda per le small cap per colmarne l’ingiustificata sottovalutazione – i p/e sul segmento Star si collocano intorno a 10 rispetto a una media storica di 14 volte – che allontana le Ipo e provoca delisting.
Marcello Bianchi, direttore area mercato dei capitali e società quotate di Assonime, ha sottolineato da parte sua l’opportunità di inserire tra gli obiettivi strategici di Consob e Bankitalia lo sviluppo e la competitività dei mercati finanziari, come già avviene in altre realtà all’estero.
Altre proposte riguardano incentivi fiscali per favorire la raccolta di capitale di rischio e iniziative per accorciare i tempi della giustizia, come il ricorso all’arbritrato per risolvere dispute societarie anche nel caso delle quotate.
«Il mercato dei capitali soffre, però noi abbiamo lavorato nell’ultimo anno e conto che entro la fine dell’anno in aula alla Camera il Ddl capitali vedrà la luce», ha detto il sottosegretario al Mef, Federico Freni, intervenendo alla presentazione del Manifesto. Il Governo, sottolinea, ha «intercettato questa sofferenza e a questa sofferenza noi contiamo di porre un rimedio strutturale, dando al mercato l’assetto che chiede: più flessibile e al passo con gli altri mercati europei». Per Freni serve «un mercato che smetta di soffrire del nanismo strutturale, che sganci le imprese dal bancocentrismo tipico del mercato italiano». L’obiettivo è quello di «un rafforzamento che passa anche per i voti multipli, regole di governance più snelle, su controlli non meno effettivi, ma più efficaci e veloci». Da questo punto di vista, «non esiste la ricetta, ma un insieme di ricette che consentirà al mercato dei capitali di avere quel respiro europeo che finora è in parte mancato».