Dopo le polemiche dei consumatori e le critiche della Commissione europea, che sulla ritenuta automatica del 20% aveva già acceso un faro per una possibile «violazione della libertà di movimento» all’interno dell’Europa, il Tesoro ha dunque deciso di fare una rapida marcia indietro. Come si è detto, non si tratta di un’abolizione definitiva dell’imposta del 20%, destinata a colpire solo le persone fisiche e non le imprese, ma di una sospensione fino al prossimo 1 luglio, fino a che il nuovo governo non avrà deciso in merito, eventualmente emanando un provvedimento normativo che possa abrogare la disposizione contenuta nella Legge comunitaria.
Per ora dunque è l’Agenzia delle Entrate, su richiesta del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, a disporre la sospensione dell’operatività della ritenuta del 20%. «Gli acconti eventualmente già trattenuti da intermediari finanziari sulla base della norma in oggetto – spiega il ministero dell’Economia – saranno rimessi a disposizione degli interessati dagli stessi intermediari». L’Agenzia delle Entrate, nel proprio comunicato, ricostruisce la genesi del provvedimento precisando che la circolare assunta il 18 dicembre scorso attua la Legge comunitaria varata il 6 agosto del 2013. Insomma non si tratta di un’«invenzione» del direttore del dipartimento Attilio Befera ma di un cortocircuito legislativo caduto in un momento di particolare caos politico.
Il ministro dell’Economia Saccomanni corre dunque ai ripari lasciando però la grana al prossimo governo che dovrà varare la nuova norma. La circolare dell’Agenzia delle Entrate dice che il rinvio «non comporta perdita di gettito» perché «i redditi rimangono soggetti agli obblighi dichiarativi ai fini della autoliquidazione delle imposte».
Il Tesoro cerca di illustrare le ragioni dello stop alla ritenuta, che ha creato forti polemiche, facendo riferimento al «contesto internazionale». In particolare spiega che «l’evoluzione in materia di contrasto all’evasione fiscale cross-border ha subito una forte accelerazione, attraverso la creazione di un modello di accordo intergovernativo (Iga) per lo scambio di informazioni tra gli Usa e gli altri Paesi» tale da far ritenere «ormai superata la disposizione che ha introdotto la predetta ritenuta alla fonte». Questo perché «le informazioni sui redditi di fonte estera di pertinenza di residenti italiani saranno disponibili attraverso il canale dello scambio automatico multilaterale di informazioni». Un modello che – prosegue la nota – ha costituito «la base per la nascita di un sistema automatico di scambio di informazioni multilaterale tra Paesi (Common Reporting Standard ), presentato dall’Ocse nel gennaio scorso, e sottoposto all’approvazione del meeting del G20 di questo mese di febbraio». In poche parole la ragione della noma sarebbe superata.
Anche per questo «contestualmente al provvedimento di sospensione degli effetti della norma – scrive il ministero – è stata predisposta, per le valutazioni del prossimo governo, nell’ambito del disegno di legge concernente disposizioni per l’attuazione dell’accordo Iga con gli Usa, una norma di abrogazione della ritenuta di cui sopra, ai fini di semplificazione».