18.09.2019

Bond, il mercato c’è: 2 miliardi a Intesa

  • Il Sole 24 Ore

È ancora presto per dire che quello della raccolta di denaro fresco per le banche italiane non rappresenta più un grattacapo. Ma è certo che il rilancio del quantitative easing firmato da Mario Draghi, unito al cambio dell’assetto governativo – con l’avvento dell’esecutivo giallo-rosso -, stanno favorendo una normalizzazione insperata fino a qualche settimana fa. Del resto solo il calo dello spread tra BTp e Bund, pari a 100 punti base nel giro di 40 giorni, è lì a dimostrarlo.

Il bond Intesa Sanpaolo in Usa

L’ultimo gruppo italiano ad essersi presentato sul mercato del funding, e a beneficiare della finestra positiva che si è aperta, è Intesa Sanpaolo. Che ha guardato al mercato americano, affamato di rendimenti, visti i tassi rasoterra che oramai dilagano. La banca guidata da Carlo Messina lunedì ha lanciato sul mercato Usa un’obbligazione senior preferred destinata ad investitori istituzionali per complessivi 2 miliardi di dollari, in quella che è la prima emissione in dollari da gennaio 2018. Tre le tranche proposte (rispettivamente a 5, 10 e 30 anni) con indicazioni iniziali di prezzo fissate ad un livello di rendimento pari al Treasury+180 a 5 anni, Treasury+240 per la tranche a 5 anni e Treasury+260 per quella a 30 anni.

Buono il riscontro degli investitori, i cui ordini sono cresciuti in modo progressivo durante tutto il periodo di emissione, fino a raggiungere ordini per un controvalore di 2 miliardi di dollari già nelle prime due ore, con una domanda omogenea su tutte le scadenze. Alla fine gli ordini hanno raggiunto un importo massimo di quasi 6 miliardi di dollari. Tale progressione negli importi ha permesso di ridurre gli spread a Treasury+165, Treasury+225 e Treasury+245 rispettivamente per la tranche a 5, 10 e 30 anni, sostanzialmente senza premi sul secondario. Alla fine, Ca’ de Sass ha assegnato una tranche da 750 milioni di dollari a 5 anni (scadenza settembre 2024) con cedola 3,25%; 750 milioni a 10 anni (scadenza settembre 2029) e cedola 4,00 %; 500 milioni per l’obbligazione a 30 anni (scadenza settembre 2049) e cedola 4,70%. La domanda è arrivata in particolare da investitori Usa ed Emea, mentre per l’emissione a 30 anni si è registrata una presenza preponderante di sottoscrittori americani, a conferma della valutazione positiva del merito di credito della banca. Non a caso le obbligazioni sono state sottoscritte in via prevalente da asset manager, e buona, a quanto si apprende, è stata la partecipazione anche di assicurazioni e fondi pensione soprattutto sulla tranche più lunga. Per il gruppo italiano, l’operazione, che va letta in tandem con il buy-back fatto a febbraio per un analogo ammontare, serve a risparmiare sul costo della cedola. Un’operazione resa possibile solo grazie alla forte posizione di liquidità e che è utile a mantenere la presenza su un mercato strategico come gli Usa. Nel contempo, il gruppo ricostituisce una parte del funding a costi inferiori cavalcando il miglioramento delle condizioni di mercato sviluppatosi negli ultimi mesi.

Il successo dell’emissione di Intesa si spiega anche con la fame di rendimenti che dilaga negli Stati Uniti. I rendimenti a livello globale continuano a ridursi: il Treasury americano a 3o anni ha toccato il minimo storico a fine agosto attorno a quota 1,9%, mentre solo a novembre si attestava al 3,46%. Non è un caso (si veda Il Sole 24Ore del 6 settembre scorso), che dall’inizio dell’anno negli Stati Uniti le nuove emissioni di bond investment grade abbiano raggiunto la cifra monstre di 819 miliardi di dollari.

Il ritorno di Mps sul mercato

Il clima di ottimismo contagia un’altra banca italiana – e ben più problematica di Intesa – come Mps. Il gruppo controllato dallo Stato ha emesso ieri sul mercato, in un’operazione che rappresenta il ritorno delll’istituto pubblico dopo il Tier 2 decennale collocato lo scorso 16 luglio. Il gruppo senese ha collocato un prestito obbligazionario in euro con scadenza 24 settembre 2024 . L’operazione è stata avviata grazie al supporto di Barclays, JpMorgan, Morgan Stanley, Mps Capital Services, NatWest Markets e Société Générale. E la riposta del mercato è stata positiva: sono arrivati ordini per 900 milioni a fronte di un’offerta di 500 milioni, per un titolo senior preferred il cui coupon è stato fissato al 3,625% a fronte dei 3,875% delle indicazioni iniziali. Tra le banche, nei giorni scorsi a muoversi con successo sul mercato è stata ad esempio Unicredit, che ha collocato con successo un Tier 2 a 10 anni da 1,25 miliardi con un rendimento di 240 punti base sopra il midswap. Alla luce della forte richiesta – pari a circa 3 miliardi – giunta al consorzio di collocatori (formato da Goldman Sachs, Hsbc, Mediobanca , Societe Generale, Ubs Investment Bank e UniCredit Bank Ag), il premio riconosciuto è stato ridotto a 240 punti base sul tasso midswap, rispetto ai 265 punti iniziali.

Luca Davi