Si consolida il fronte dei soci esteri in UniCredit, dove BlackRock sale al 5,03% e diventa il secondo azionista alle spalle di Aabar. Il fondo americano è una presenza storica nel capitale di Piazza Cordusio, e dopo aver diluito la propria partecipazione alla vigilia dell’aumento di capitale dello scorso anno, da allora aveva invertito la rotta: a fine gennaio 2012 era risalito al 3,1%, poi a novembre aveva chiesto, usufruendo di un’esenzione prevista dalla Consob, che le partecipazioni comprese tra il 2% e il 5% e detenute nell’ambito dell’attività di gestione del risparmio, tra cui anche quella in UniCredit, non fossero più considerate rilevanti. Il fondo era così scomparso dall’elenco dei soci, per poi tornare ora – dopo una serie di progressivi aggiustamenti – con il superamento della soglia del 5%; secondo le comunicazioni Consob diffuse ieri, la quota americana fa capo a una ventina di diversi fonti targati Blackrock.
Il consolidamento degli americani di fatto arriva dopo l’investimento degli arabi di Aabar e l’ingresso, in estate, dei russi di Pamplona, a comporre un azionariato sempre più internazionale che non sembra dispiacere ai vertici della banca. Piazza Cordusio ieri non ha commentato, ma la notizia è stata gradita dalla Borsa, dove il titolo ha guadagnato il 2,99% anche sull’effetto della vendita del 9,1% di Pekao (con relativo incasso di 890 milioni di euro) che si è chiusa l’altroieri. Alle spalle del trio Aabar-Blackrock-Pamplona, tra i soci stranieri figurano ora i libici della Central Bank of Libya e della Lia (circa 4%), Capital Research (2,7%) e Allianz (2%): cresce, dunque, il peso dei soci esteri – oggi al 25% – e si riduce quello dei soci italiani, con il 9% detenuto dalle ultime tre grandi fondazioni azioniste (CariVerona, Crt e Carimonte), puntellato dal 2% del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio e dalle piccole quote detenute da alcune Fondazioni minori.
La partita kazaka
In attesa dei conti del 2012, attesi a metà marzo, UniCredit continua intanto a lavorare sui diversi dossier esteri. Tra questi, in primo piano resta anche la cessione della controllata Kazaka Atf Bank (si veda Il Sole 24 Ore di mercoledì): secondo quanto riportato ieri da Reuters, il gruppo potrebbe cederla entro la fine di aprile a una società controllata dall’imprenditore locale Galimzhan Yesenov, che sarebbe disposto a pagare una cifra intorno ai 500 milioni di dollari: in particolare, il 6 dicembre scorso sarebbe stato firmato un accordo preliminare tra UniCredit e KazNitrogenGaz, la holding di Yesenov, che prevede come termine per la chiusura del deal la fine di aprile.
CariVerona e Mediobanca
Sempre ieri, la Consob ha comunicato che Fondazione CariVerona è scesa all’1,95% di Mediobanca. A quanto si apprende, per l’ente scaligero, che dall’originario 3,1% si era portato al 2,1% comunicato in occasione dell’assemblea di fine ottobre, si tratterebbe di un semplice ritocco deciso per beneficiare del buon andamento del titolo.
Si avvicina la vendita della controllata kazaka Atf: la chiusura del deal potrebbe arrivare entro aprile per 500 milioni di dollari