La decisione di Banca d’Italia
L’istituto guidato da Ignazio Visco il 7 ottobre scorso è intervenuto assieme a Ivass chiedendo lo smobilizzo della quota poiché ha deciso di far valere gli articoli 24 e 25 del Testo unico bancario. L’articolo 19 dispone infatti che Bankitalia è tenuta a valutare la qualità dell’azionista che eccede il 10% del capitale, in questo caso la Fininvest dopo la richiesta di Mediolanum di poter operare come banca, tenendo conto di una serie di criteri in primis il possesso dei requisiti previsti all’articolo 25, ossia quelli di onorabilità. In mancanza dei quali si applica l’articolo 24 che permette a Banca d’Italia di stabilire la quota che deve essere alienata. Silvio Berlusconi, condannato nel processo per i diritti tv Mediaset, ha perso i requisiti di onorabilità (c’è ancora un ricorso sulla sentenza Mediaset alla corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo) e, in quanto controllante indiretto (possiede ancora il 61,21% di Fininvest), deve scontare l’obbligo di alleggerire la propria posizione scendendo dall’attuale 30,1% al 9,9% massimo. Con quali effetti?
Il tema dell’assetto
il provvedimento fimrato dagli uomini di Visco ha avuto come effetto immediato lo scioglimento del patto di sindacato che governava Mediolanum e che vedeva la holding di Berlusconi e la famiglia Doris controllare la società con il 51% complessivo, forti del fatto di aver vincolato un 25,5% del capitale ciascuno. La mossa di Banca d’Italia andrebbe così a ridisegnare tutti gli equilibri azionari. Va ricordato, tuttavia, che la famiglia Doris ha in portafoglio il 40,1% della società, sufficiente per assicurare stabilità nella governance. Ennio Doris a suo tempo aveva pure dichiarato di essere pronto a rilevare parte delle quote eventualmente cedute.