08.03.2013

Bce: nessun contagio dal voto italiano

  • Il Sole 24 Ore

Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ci tiene a rassicurare sulle conseguenze dello stallo politico in Italia dopo le elezioni, notando che i mercati finanziari, dopo un breve sussulto, sono tornati più o meno sulle posizioni di prima del voto e che molto del risanamento dei conti pubblici può procedere ora «con il pilota automatico». Ancora una volta, però, ha richiamato all’importanza delle riforme strutturali per il rilancio della crescita e dell’occupazione.
Solitamente parco di commenti sulla situazione italiana, nella quale non gli piace essere tirato per la giacca, Draghi, alla sua prima conferenza stampa dopo le politiche di fine febbraio, ha invece in questa occasione risposto diffusamente. Ha però glissato sul fatto che l’assenza di un Governo in carica con pieni poteri impedisca all’Italia di richiedere, se necessario (e al momento alla Bce sono certamente convinti che non lo sia), l’aiuto europeo attraverso il fondo salva-Stati Esm e il piano Omt della Bce per l’acquisto di titoli di Stato. «Il piano Omt c’è e le regole sono quelle che sono – ha affermato Draghi – la palla è nelle mani dei Governi. L’ho già detto molte volte».
Secondo il presidente della Bce, che ieri ha lasciato i tassi allo 0,75%, «i mercati capiscono che viviamo in democrazia, nell’Eurozona ci sono 17 Paesi, ognuno con un paio di tornate di elezioni, nazionali e locali, che fa 34 voti nel giro di 3-4 anni. I mercati sono meno impressionati dai risultati elettorali di politici e giornalisti». E ha elencato una lista di elementi che in questa occasione sono favorevoli all’Italia: il risanamento del bilancio pubblico continuerà con il pilota automatico, il miglioramento dei conti ha già ridotto la necessità di emettere debito pubblico rispetto allo scorso anno, la fiducia è tornata sui mercati finanziari e non c’è stato un effetto di contagio su altri Paesi, «come avrebbe potuto succedere un anno e mezzo fa». Un fatto, quest’ultimo, provato dalla relativa calma del mercato del debito spagnolo dopo il voto italiano.
Il banchiere centrale italiano ha addirittura etichettato a un certo punto i timori sulle conseguenze delle elezioni nel nostro Paese come un altro esempio della «paura della settimana», che ogni tanto percorre media e mercati, e ha rifiutato di rispondere alle ipotetiche questioni sulla possibilità che il vuoto politico in Italia riduca l’efficacia dell’Omt o addirittura su un referendum che appoggi l’uscita del Paese dall’euro.
Nel futuro della politica economica italiana, Draghi vede la necessità, «come per tutti gli altri Paesi», di continuare anzi tutto con le riforme strutturali, «l’unica via per rilanciare la crescita». E poi di insistere «nel risanamento fiscale molto significativo già ottenuto». In questo modo, a suo parere, si ristabilisce la credibilità nei confronti dei mercati, che porta alla riduzione dello spread e da questo al calo dei tassi bancari e quindi a maggior credito. Così, secondo il capo dell’Eurotower, si fanno ripartire la creazione dei posti di lavoro e la crescita.
Nessuna concessione, quindi, a quanto pare, al fatto che al voto abbiano prevalso le forze politiche che hanno fatto campagna contro la disciplina di bilancio, sposata dalle autorità europee, Bce compresa. La frase sul pilota automatico fa pensare che Draghi sia convinto che il dopo-elezioni non porterà un’inversione della politica di bilancio. Il presidente della Bce peraltro è convinto che i Paesi che hanno fatto fin dall’inizio (front-loaded) un aggiustamento dei conti deciso, vedranno nel corso di quest’anno una forte riduzione dell’effetto di contrazione sull’economia causato dall’aggiustamento fiscale.
Una considerazione che dovrebbe applicarsi all’Italia, che, con le manovre degli ultimi due anni, ha portato il surplus primario (al netto degli interessi sul debito pubblico) fra i migliori dell’Eurozona, in linea con quello della Germania.