Secondo i rumors di ieri Intesa Sanpaolo è in testa sia come cuscinetto rispetto al target Bce sia come Cet1 (e ieri ha annunciato un’emissione di strumenti aggiuntivi di capitale), mentre Mps ha un Cet1 appena di poco superiore a quello richiesto. Siena sarebbe nella fascia «quattro» (rischio elevato) con Carige, PopVi, Veneto Banca e Carige; Intesa Sanpaolo sarebbe l’unica in fascia «due» (rischio basso), mentre in fascia «tre» (rischio medio) sarebbero le restanti 8 (Ubi, Bpm, Bper, Mediobanca, Banco Popolare, Unicredit, PopSondrio, Iccrea).
Lo Srep è uno snodo fondamentale anche per l’avvio del risiko bancario, ora che sta entrando nel vivo il processo di trasformazione delle Popolari in spa. A rompere gli indugi ieri è stata Ubi Banca — non a caso la più patrimonializzata con un Cet1 di 12,33% — convocando il 10 ottobre l’assemblea. Per l’istituto guidato da Victor Massiah è in parte un ritorno alle origini: era spa la Banca Lombarda, che accettò di diventare popolare nella fusione del 2007 con Bpu. Ed è la compagine bresciana che dovrebbe comparire tra i soci maggiori, essendo accreditata del 10-12%, dopo gli istituzionali che hanno circa il 40%.
Tra le novità dello statuto di Ubi, il limite transitorio al 5% del possesso azionario per 24 mesi e il recesso fissato a 7,228 euro (contro i 7,09 euro di ieri in Borsa, +1,65%). In totale la quota massima di capitale distribuibile ai soci che scegliessero il recesso è di 350 milioni, per preservare il capitale al minimo stabilito di 11,74% di Cet1. Se il totale fosse maggiore, si andrà al riparto. Le regole per rinnovare ad aprile i consigli di sorveglianza (a 15 membri) e di gestione (a 7 membri) prevedono una soglia dell’1% per presentare la lista e l’attribuzione dei consiglieri alle sole prime due liste, con 1-3 consiglieri a quella di minoranza.