Da appena due settimane alla guida del gruppo, il nuovo amministratore delegato della Bayer, Werner Baumann, lancia quello che potrebbe diventare il più grosso «takeover» mai effettuato all’estero dall’industria tedesca: la conquista del gigante americano Monsanto, un’operazione da almeno 42 miliardi di dollari. L’obiettivo è quello di dar vita al leader mondiale dell’agroindustria, sfruttando le sinergie tra le sementi geneticamente modificate del gruppo Usa e la chimica agricola (fertilizzanti e antiparassitari) «made in Germany».
Mossa audace da parte di un gruppo abituato da sempre a muoversi con i piedi di piombo, come d’altra parte il resto dell’industria tedesca. Ma quello che in passato sarebbe stato considerato il passo imperiale e aggressivo di un conquistatore, nel mercato di oggi, globalizzato e coi i prezzi delle materie prime e dei prodotti agricoli depressi, viene visto da molti analisti una mossa difensiva: Bayer che corre ai ripari dopo la megafusione da 120 miliardi di dollari tra Dow Chemical e DuPont mentre la Monsanto potrebbe trovare conveniente l’integrazione, anche a costo di dover issare la bandiera tedesca, dopo il suo fallito tentativo di conquistare un altro gigante mondiale, la Syngenta.
La multinazionale svizzera, leader negli antiparassitari, è finita, invece, alla China National Chemical Corporation, il gruppo statale di Pechino che controlla anche Pirelli. A questo punto, con i prezzi delle derrate agricole in discesa e la necessità per il settore agroindustriale di integrarsi di più a livello planetario per ridurre i costi e aumentare la penetrazione nei mercati, le nuove fusioni sembrano essere diventate quasi un imperativo. E Bayer probabilmente si è mossa in fretta anche per evitare di essere bruciata da una sua concorrente diretta, la Basf: un altro gruppo chimico tedesco, che, secondo alcune indiscrezioni, starebbe pensando anch’esso di lanciare un «takeover» su Monsanto.
Operazioni che, però, orgoglio nazionale a parte, creano non pochi problemi finanziari e dal punto di vista delle regole Antitrust. Per ora siamo solo alle prime ammissioni: ieri, dopo settimane di voci e smentite (nessun cambiamento strategico in vista, aveva assicurato Bayer solo un mese fa), la società tedesca e il gruppo americano hanno confermato di negoziare in vista di una possibile fusione. Notizia che è piaciuta agli azionisti di Monsanto (col titolo in Borsa che è salito di quasi il 5 per cento) ma non a quelli Bayer (quotazioni scese di oltre l’8 per cento in Germania).
Ma per un’acquisizione, spiegano gli analisti, la Bayer – già gravata da un debito consistente anche se non enorme, 17,5 miliardi di euro – dovrà mettere sul tavolo una cifra almeno pari alla capitalizzazione di Monsanto: 42-43 miliardi di dollari ai valori di Borsa di ieri. E anche di più se arriverà il rilancio della Basf.
Massimo Gaggi