E’ pressing della Banca d’Italia e dell’Inps sul governo per rimettere mano al meccanismo dell’Isee, la dichiarazione dei redditi e dei patrimoni per accedere ai servizi sociali, al centro delle polemiche perché penalizza le famiglie dei disabili. L’attuale sistema dell’Isee infatti prevede che l’assegno a favore dei disabili rientri nel calcolo dell’indicatore di reddito-patrimonio alzando così la soglia di accesso e eliminando molte famiglie dall’assistenza. Due recenti sentenze del Consiglio di Stato e del Tar hanno ritenuto, invece, che l’indennità di accompagnamento non debba rientrare nel calcolo dell’indicatore. Si è entrati cosi in una fase di incertezza: la Banca d’Italia in una audizione parlamentare ha chiesto ieri di «rimettere a posto l’indicatore Isee salvaguardandone l’impostazione di fondo», considerando alla luce delle sentenze l’intervento «necessario e urgente». Per Via Nazionale, in caso contrario, «l’Isee verrebbe azzerato in un numero elevato di casi». Preoccupazioni giungono anche dall’Inps: «Ribadisco l’importanza di un intervento di urgenza che affronti gli effetti della sentenza del Consiglio di Stato sulle famiglie con disabili. Ci vuole chiarezza da parte del parlamento e dell’esecutivo», ha detto il presidente Tito Boeri.
Intanto si è giunti in dirittura d’arrivo per il varo del Def, Documento di economia e finanza, atteso per venerdì e che al massimo potrebbe slittare a lunedì prossimo. Al centro dell’attenzione le nuove stime sulla crescita e i target di bilancio. Buone notizie sono giunte ieri dall’Istat nel rapporto sui conti pubblici trimestrali: lo scorso anno è stato centrato il rapporto deficit-Pil al 2,6 per cento e nell’ultimo trimestre del 2015 l’indebitamento è risultato più basso. Frena invece il processo di riduzione della pressione fiscale: nel 2015 il rapporto si è attestato al 43,5 per cento, solo lo 0,1 in meno rispetto all’anno precedente e in crescita rispetto alle previsioni dello 0,2. Ha pesato l’intervento del decreto salva-banche in quanto i 2,3 miliardi destinati al fondo di risoluzione delle crisi sono stati computati come imposte indirette. Il ministro dell’Economia Padoan ieri ha comunque rassicurato: l’Italia, ha detto, comincia a «domare» il suo debito monstre e la spesa pubblica «non è fuori controllo».
Roberto Petrini