A muoversi – come anticipato dal Sole 24 Ore del 12 luglio – è stata anche Bper. Al termine del Cda, la banca presieduta da Ettore Caselli ha comunicato di aver affidato a Goldman Sachs l’incarico di advisor finanziario «per l’analisi di potenziali operazioni di carattere straordinario in previsione del possibile processo di consolidamento nel settore bancario nazionale». Nel contempo la banca modenese ha anche approvato la proposta di modifica da apportare obbligatoriamente allo Statuto in conformità a quanto previsto dai regolamenti di Bankitalia e dal decreto sulle Popolari targato Renzi-Padoan.
Nei giorni scorsi la banca guidata da Alessandro Vandelli aveva verificato che il valore dell’attivo consolidato del gruppo a fine 2014 era pari a 60,66 miliardi, ben oltre la soglia degli 8 miliardi sopra la quale scatta l’obbligo di trasformazione in Spa. Ecco perchè la banca aveva annunciato di voler assumere e formalizzare «in un apposito piano le iniziative necessarie al percorso di trasformazione della banca in società per azioni e la tempistica prevista per la loro attuazione».
Ora che anche Modena e Verona hanno definito i loro consulenti (e dopo la scelta di Rothschild da parte di Veneto Banca, di Mediobanca da parte di Pop.Vicenza e di Citi e Lazard da parte di Bpm), sembra sempre più chiaro che le banche vogliano fare sul serio. Agli advisor toccherà sbrogliare la difficile matassa, anche se è realistico che più di un progetto sia stato già imbastito dai vertici bancari nel corso dei numerosissimi incontri informali avvenuti nelle scorse settimane.
Il Banco, da parte sua, negli ultimi tempi avrebbe ragionato in maniera sempre più intensa con Ubi, che a sua volta varerà il progetto Spa entro ottobre. Benchè Verona abbia avuto contatti, tra gli altri, anche con le due banche venete non quotate, e nonostante il matrimonio con Bpm sia da sempre la soluzione preferita da Saviotti, quella di un’alleanza con Ubi rimane l’ipotesi sulla carta più realistica.
Ecco perchè nel contempo negli ultimi tempi è tornato di attualità lo scenario di un matrimonio tra Bper e Bpm: un merger che fu tentato nel 2007, salvo poi finire nel nulla per il voto contrario di Piazza Meda.
Lo stesso amministratore delegato di Bper, Alessandro Vandelli, ha sottolineato nelle scorse settimane che tra i possibili partner c’è Piazza Meda «per molte ragioni». Sullo sfondo rimane pur sempre l’ipotesi un consolidamento di Bper verso il Veneto, dove Veneto Banca sta accelerando verso la trasformazione in Spa. Un’operazione che avrebbe però un elemento di complessità, ovvero l’eccesso di divario tra le valutazioni delle due banche.