09.12.2013

Banche. La recessione ha chiuso 5 mila agenzie

  • Il Corriere della Sera

Da quel lunedì in cui fallì Lehman Brothers, era il 15 settembre 2008, le sette principali banche italiane hanno chiuso 4.591 agenzie. Da 28.056 sportelli si è passati in meno di duemila giorni a 23.465 filiali, un calo nell’ordine del 16,5 per cento: mediamente 2,4 agenzie chiuse ogni giorno, sabato, domenica e festivi compresi. I dati, contenuti nei bilanci al 30 settembre scorso, fotografano due fatti: l’effetto dirompente della crisi, che ha imposto una profonda revisione dei costi fissi da sostenere per l’esercizio dell’attività bancaria e la via d’uscita rappresentata dalle tecnologie digitali. Perché su una cosa tutti convergono: dalla banca oggi è difficile prescindere e chi aveva un conto cinque anni fa, probabilmente continua ad averlo oggi. Solo che sono cambiati, in molti casi, i parametri di fruizione. Meno clienti allo sportello e più visitatori del canale home banking . Certo, è una rivoluzione lenta, bloccata dal gap tecnologico e infrastrutturale.
La sicurezza delle transazioni online viaggia di pari passo con una broad band che è tale solo in alcune zone d’Italia (Roma, Milano, poco d’altro) e la connessione wi-fi è ancora un plus riservato a pochi. Eppure la tendenza appare inarrestabile. E così il cambiamento della funzione stessa del lavoratore bancario. Non a caso la recente netta rottura delle trattative sindacali sul rinnovo contrattuale della categoria si basa proprio sulla futuro di questo impiego, per decenni approdo sicuro nel mare agitato del mondo del lavoro. Quasi un impiego con la sicurezza del «pubblico», e le retribuzioni del «privato».
Meno duemila
I dati che trovate nella tabella in pagina si riferiscono all’universo degli sportelli. Alcune banche come Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno una robusta presenza estera, ma il rapporto con le agenzie chiuse in Italia non cambia nella sostanza. Unicredit cinque anni fa aveva 5.035 agenzie sulla Penisola, sono 4.235 oggi; Intesa Sanpaolo era a 6.399 ed è oggi a 4.859 filiali. È proprio questa banca, che negli anni di osservazione è stata guidata da Corrado Passera, Enrico Cucchiani ed oggi da Carlo Messina, ad aver chiuso in assoluto il maggior numero di agenzie: 2.093, di cui 1.540 in Italia. Una scelta netta e decisa. In passato le molteplici acquisizioni e fusioni che hanno dato vita all’aggregato Intesa Sanpaolo avevano portato a una struttura per alcuni versi ridondante, come pure è accaduto in altri casi, da Unicredit al Banco Popolare, con due-tre agenzie della stessa banca sulla medesima strada. Un eccesso di offerta che non ha più ragione d’essere. Soprattutto appare di difficile comprensione quello che fino a tutto il 2007 era spacciato come l’unico parametro di valutazione: l’ampiezza del numero degli sportelli. In quegli anni una singola agenzia bancaria, nelle transazioni tra istituto e istituto, veniva pagata fino all’esorbitante cifra di 12 milioni di euro, circa 25 miliardi di lire. Una cifra folle oggi, di dubbia comprensione anche allora. In questi cinque anni l’unica in controtendenza è stata Bper, con operazioni quali Meliorbanca, Cr Bra e Serfina: in tutto una cinquantina di sportelli in più. Ma solo a novembre i modenesi hanno chiuso 18 agenzie.
La doppia fruizione
Oggi la fruizione del servizio bancario è profondamente cambiata, soprattutto da parte delle fasce più giovani della clientela. Ma il segno è netto anche nel segmento affluent e tra i clienti più maturi. A fronte di un allargamento della base della clientela, negli anni, si è registrata una diminuzione delle visite medie del singolo correntista in agenzia.
Una quota sempre più consistente di operazioni di pagamento si completa oggi online , per la maggior parte in modo automatizzato. I limiti alla circolazione del denaro fisico, con una predilezione da parte delle autorità per l’utilizzo del denaro virtuale, se da un lato risponde a esigenze di sicurezza e anche di lotta alla criminalità, dall’altro induce a minori necessità di far visita all’agenzia. Rito che diventa invece imprescindibile nel momento in cui vanno definiti i parametri di una operazione più complessa, dal mutuo al finanziamento. Per tutto il resto la meccanizzazione di alcuni sportelli, con i servizi di cassa sia in entrata che in uscita, consentono di far fare alle macchine ciò che fino all’altro ieri era di esclusiva competenza del «ragioniere» di turno.
I tagli
I riflessi di questa rivoluzione digitale colpiscono anche l’occupazione. L’«invenzione» degli esodati, da parte dell’ex ministro Fornero, ha complicato le cose. Oggi le agenzie sono meno di un tempo, ma restano aperte più a lungo per i servizi di consulenza. Addirittura aprono il sabato mattina, quando non troppi anni fa alla clientela era negato l’accesso in banca il pomeriggio. Una soluzione d’emergenza per attutire gli effetti di una legge con gravi implicazioni sociali, che non vennero minimamente considerate nel momento della sua promulgazione, ma pur sempre una soluzione. Cosa che invece non si vede, con certezza, per l’intero comparto, avviato verso una consistente diminuzione degli organici da realizzare – stando agli istituti – in un arco di tempo sufficientemente breve per permettere di intercettare i segnali di ripresa.