Già venerdì scorso la presidente dell’Unione delle Banche greche, dopo un incontro straordinario con il vicepremier Yannis Dragasakis, il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis e i presidenti e gli amministratori delegati di cinque banche greche (le quatto considerate sistemiche, ovvero Alpha, Eurobank, Nbd e Piraeus, più Attica) aveva lanciato l’allarme spiegando che gli istituti ellenici hanno «un cuscinetto di liquidità» pari a un miliardo di euro e che oggi ci sarebbe stato «un problema serio di finanziamento» delle banche se non verrà alzato il tetto dell’Ela. I prelievi dai bancomat procedono alla velocità di 300 milioni di euro al giorno. A questo ritmo il collasso è dietro l’angolo.
Per ricevere la liquidità di emergenza della Bce le banche elleniche devono essere solvibili, questo è quanto prevede l’Ela. In presenza del vecchio programma di salvataggio, ormai scaduto, le condizioni a cui si finanziavano gli istituti di credito greci erano più vantaggiose rispetto a quanto potranno essere quelle attuali. Venendo meno la «protezione» dell’accordo con i creditori internazionali legata alla liquidità messa a disposizione dal fondo salva-Stati e dal Fmi, qualora decidesse di mantenere l’Ela e di non chiedere la restituzione dei prestiti finora elargiti, la Bce si troverà costretta probabilmente ad aumentare lo «sconto» sul valore dei titoli greci portati in garanzia dalle banche, di fatto tagliando la liquidità d’emergenza. In questo modo la sopravvivenza della banche greche sarebbe davvero questione di giorni.
Tanto più che il capitale degli istituti di credito ellenici è costituito quasi esclusivamente da crediti d’imposta verso lo Stato e da titoli di Stato greci. Quello stesso Stato che è considerato «in arretrato» dal Fmi dopo il mancato pagamento, il 30 giugno scorso, della rata da 1,55 miliardi e che ha altre scadenze nei prossimi giorni, tra cui la più importante è quella da 3,5 miliardi con la Banca centrale europea il 20 luglio. Se Atene fosse insolvente, allora andrebbe in default, con tutte le conseguenze che ciò comporta inclusa un’eventuale uscita dall’euro, che avrebbe dei costi altissimi per tutti. Ieri la Bundesbank guidata dal falco Jens Weidman ha avvertito la cancelliera Angela Merkel che in caso di Grexit le perdite creerebbero un buco non indifferente nel bilancio federale tedesco per i prossimi anni.