Banche e liquidità, nuove regole dopo le crisi Usa e Credit SuisseFuga dai depositi, il comitato di Basilea valuta modifiche al Liquidity Coverage RatioLa Bank of England apre all’aumento della garanzia rispetto alle attuali 85.000 £Alessandro GrazianiL’origine della crisi. Il crack di Silicon Valley Bank ha messo sotto pressione il settore
La crisi di alcune banche regionali Usa e del Credit Suisse, caratterizzate da rapide e impreviste fughe dai depositi, non ha determinato (per ora) un effetto contagio sul resto del sistema bancario. Ma ha destato grande allarme tra regulator internazionali e Autorità di Vigilanza, anche superiore da quanto traspare dalle pur preoccupate dichiarazioni ufficiali.
A destare l’allerta non è tanto lo stato di salute delle banche occidentali, uscite patrimonialmente rafforzate dalla crisi finanziaria del 2007-2008, quanto l’imprevisto impatto del digital banking e dei social media nell’accelerare i fenomeni di «bank run» che hanno determinato la crisi di liquidità di alcune banche. Pur con tutte le sue specificità difficilmente ripetibili in altre banche, il caso del fallimento accelerato di SIlicon Valley Bank sembra aver allarmato le Vigilanze internazionali. «Nella mia esperienza di oltre 30 anni, è stato il più immediato caso di fallimento bancario mai visto dai tempi di Barings», ha commentato pochi giorni fa il Governatore della Bank of England Andrew Bailey.
Un’allerta che ha già determinato l’avvio di prime riflessioni sull’ammodernamento delle regole internazionali di liquidità entrate in vigore dieci anni fa, con l’implementazione di Basilea 3. Al centro dell’attenzione dei regulator è in prima battuta la revisione del Liquidity Coverage Ratio (LCR), ovvero il coefficiente di liquidità che secondo le regole di Basilea 3 le banche devono detenere per far fronte in caso di stress ai deflussi prevedibili in un orizzonte di 30 giorni. Ad ammettere che l’Lcr sia in fase di attenta analisi è stato, a margine dei lavori dell’Fmi, il presidente del comitato di Basilea per la supervisione bancaria Pablo Hernández de Cos: «I requisiti di liquidità sono un tema di analisi, alla luce delle implicazione degli eventi recenti». Pur senza entrare nei dettagli delle possibili riforme, anche il presidente del Financial Stability Board Klaas Knot ha evidenziato la necessità di rafforzare le regole «prudenziali» sulle banche a seguito di alcuni episodi di panico.
Le ipotesi di modifica dell’LCR sono già al vaglio degli analisti, che hanno individuato due possibili fronti di intervento. Il primo riguarda una revisioni degli asset liquidi o liquidabili (cash equivalent). Il secondo riguarda l’incremento dello stock di liquidità per far fronte a eventuali deflussi in 30 giorni, tenuto conto che in SVB oltre il 30% dei depositi è evaporato in 24 ore (e non in un mese). «I modelli attuali prevedono in casi di stress deflussi rilevanti da parte della clientela wholesale, ma solo il 3-10% per i depositi retail» spiegano gli analisti di Citi aggiungendo che «gli eventi recenti suggeriscono l’esigenza di una maggiore differenziazione tra depositi stabili (garantiti) e instabili (non garantiti)».
Se le modifiche all’LCR rientrano nell’ambito dei regulator internazionali del Comitato di Basilea, l’eventuale incremento della garanzia sui depositi è argomento lasciato ai singoli Paesi. Negli Usa il livello è fissato a 250.000 dollari, nella Ue a 100.000 euro, in UK a 85.000 sterline. Proprio nel Regno Unito l’ipotesi di raddoppiare l’importo della garanzia sui depositi è già al vaglio delle Autorità di Vigilanza. «La risposta alle crisi dei depositi va trovata nell’ambito di una riforma che incrementi la soglia della garanzia dei depositi», ha ammesso il Governatore Bailey a margine dei lavori dell’Fmi, aggiungendo però che «ciò potrebbe avere conseguenze sui costi del sistema bancario nel suo complesso. Non esistono pasti gratis». Alle parole di Bailey hanno fatto eco quelle del cancelliere dello Scacchiere Hunt che ha dichiarato che «se ci sarà una richiesta del regolatore di aumentare la garanzia oltre le 85.000 sterline, il caso finirà sul mio tavolo e decideremo come finanziarlo». L’eventuale incremento della garanzia dovrebbe essere nell’immediato a carico dello Stato, lasciando poi alle banche i necessari anni di tempo per aumentare pro-quota i contributi al fondo di garanzia.
Nell’Eurozona il tema non è per il momento d’attualità. Non esiste un’assicurazione europea unica dei depositi e le regole sono lasciate ai singoli Paesi che, con scelte uguali e condivise, hanno fissato la garanzia a 100.000 euro. Un’eventuale raddoppio a 200.000 euro, avvicinando il livello Usa di 250.000 dollari, secondo le stime di Citi costerebbe complessivamente alle banche dell’Eurozona circa 74 miliardi di euro in un orizzonte pluriennale.
Qualunque sia l’esito delle analisi avviato dai regulator, la maggior tutela dei depositi è destinata a impattare negativamente sulla futura redditività del settore.