Banca Marche ha venduto un pacchetto di crediti in sofferenza, per un valore lordo di 127 milioni di euro, a un investitore Usa: il fondo Christofferson, Robb & Company. Questa notizia, che anni fa sarebbe stata normale routine, oggi è invece un vero e proprio evento: da quando la crisi ha iniziato a far aumentare i crediti dubbi nei bilanci delle banche e da quando queste per evitare perdite eccessive hanno iniziato a ridurre le svalutazioni, pochissime banche riescono infatti a vendere pro soluto crediti in sofferenza. Banca Marche, come qualche mese fa aveva fatto Intesa Sanpaolo, invece ci è riuscita: ha ceduto un intero pacchetto di sofferenze, attraverso la tecnica della cartolarizzazione, deconsolidandolo dai bilanci. L’istituto non acquisterà infatti alcuna tranche di bond. E realizzando – si legge su una nota – una perdita rispetto ai valori di bilancio solo «lieve».
Facciamo un passo indietro. La crisi sta aumentando i crediti dubbi nei bilanci delle banche. Secondo i dati Abi, a marzo 2012 i crediti in sofferenza ammontavano in Italia a 107,6 miliardi: in forte crescita rispetto ai 93 miliardi del marzo 2011 e ai 63 del marzo 2010. Con i crediti dubbi che affollano i bilanci, sarebbe dunque salutare se le banche riuscissero in parte a venderli a investitori in grado di gestirli. Il problema, però, è il prezzo: le banche hanno ancora in bilancio questi crediti a valori troppo alti, per cui a quei prezzi nessuno li acquista. Banca Marche e il fondo Usa si sono accordati su un prezzo perché, lavorando con il consuelente Rothschild, Fbs Spa e lo studio Sabelli, i crediti sono stati valutati accuratamente. Fbs – che recentemente ha lavorato anche con la Popolare di Bari – sarà anche servicer, cioè si occuperà della gestione del portafoglio.
«Il mercato dei crediti in sofferenza è ingessato – spiega Paolo Strocchi di Fbs spa – Lavorando duro, però, siamo riusciti a ritagliare un portafoglio di crediti da vendere e a trovare un punto d’incontro tra domanda e offerta». Punto d’incontro che limita le perdite per la banca. E che le permette di deconsolidare un pacchetto di sofferenze.
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Il Sole 24 Ore
05/07/12
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