20.06.2014

Avvocati, tutti in cassa forense

  • Italia Oggi

Il regolamento attuativo del nuovo ordinamento forense relativo all’iscrizione a Cassa forense di tutti gli avvocati già iscritti agli ordini è oggi all’esame del comitato dei delegati. Dopo la richiesta di correzione di alcuni passaggi del testo da parte del ministero del lavoro (si veda ItaliaOggi del 7/6/2014), infatti, bisogna mettere mano al restyling.

Intanto non mancano le voci critiche nei confronti di questo provvedimento che, come ha sempre detto il presidente dell’ente Nunzio Luciano, riconosce la «cittadinanza previdenziale» a circa 50 mila professionisti che fino ad oggi non l’hanno avuto perché sotto la soglia dei 10.300 euro di reddito utile per l’iscrizione alla Cassa. Il regolamento prevede per questi soggetti una contribuzione minima dimezzata (700 euro l’anno) con possibilità di integrare i propri versamenti nell’arco dei primi otto anni di iscrizione alla Cassa, retrodatazione sino a tre anni per chi si iscrive all’ente di previdenza degli avvocati, nessun limite di età per beneficiare di quanto previsto dalle nuove norme. Il ministero, però, fra le altre cose, ha posto l’accento sulla scelta di Cassa forense di non prevedere delle aliquote ad hoc (cosa che oggi in molti invocano) e sulla necessità di far decorrere le nuove regole dall’approvazione definitiva del regolamento e non come preventivato dalla Cassa dal 2 febbraio 2013.

Questa situazione di incertezza che dura da quasi un anno e mezzo, lamenta l’Associazione nazionale forense, «rischia di pesare sulle spalle dei professionisti che, oggi, non sanno che fare per regolarizzare la loro posizione e rischia di tradursi in un ulteriore aggravio per tanti avvocati, che spesso non sono solo giovani all’inizio del loro percorso lavorativo. La decisione del ministero del lavoro», sottolinea la presidente dell’Anf Ester Perifano, «conferma quanto abbiamo sempre detto sull’argomento, e cioè che le indagini attuariali, poste a base delle decisioni, erano insufficienti. Il ministero chiede correttamente previsioni endoregolamentari, che prendano atto, entro tempi prestabiliti, al massimo un anno dall’approvazione del regolamento, delle mutate condizioni della platea degli assicurati. Ora questo allungarsi dei tempi, preoccupa anche sotto il profilo della regolarità contabile: quello del 2013 è stato approvato considerando introiti che, per effetto del parere ministeriale, oggettivamente non sono iscrivibili e che ovviamente non saranno presenti in futuro. Occorre ora», conclude, «alla luce della mutata situazione, che la Cassa si faccia carico di promuovere tempestivamente una capillare campagna di informazione per rendere più chiare e trasparenti le regole , anche alla luce delle richieste ministeriali, in modo da consentire che gli avvocati scelgano le soluzioni per loro più convenienti e, soprattutto, evitino di pagare per errori commessi da altri».

Passando alla procedura d’infrazione avviata dal commissario europeo all’industria Tajani nei confronti dell’Italia per i ritardi dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, sempre l’Anf ha ricordato che «quanto accade alle imprese, accade anche agli avvocati, che hanno crediti derivanti dal patrocinio a spese dello stato che rimangono bloccati per anni. Gli avvocati, soprattutto i giovani professionisti, non falliscono come le imprese, ma affrontano grosse difficoltà perché gli oneri di legge, invece, vengono loro richiesti con molta solerzia e severità».