È il mobilegeddon e gli avvocati ancora (forse) non lo sanno. E soprattutto non pensano che sia importante, tanto il tempo per rinnovare il loro sito internet proprio non riescono a trovarlo sommersi come sono dalle altre cose da fare per smaltire il lavoro –ma è ancora vero?- e, viva il paradosso, per cercare di acquisire nuova clientela.
Quello che sta loro sfuggendo è che Google ha cambiato, lo scorso 21 aprile, i propri algoritmi, ovvero l’insieme di quei parametri con cui decide se premiare –e quindi mantenere ai primi posti della pagina di ricerca- o penalizzare i siti internet che indicizza.
Tra i principali cambiamenti, quello che senz’altro rischia di trovare del tutto impreparati gli studi professionali è il fatto di dover avere un sito ottimizzato per dispositivi mobili -quindi facilmente navigabile da smartphone e da tablet, ossia in qualsiasi momento della giornata e non solo quando si resta inchiodati davanti al computer- pena vedersi precipitare negli inferi delle pagine successive alle prime.
Sinceramente questa inversione di rotta non stupisce certo gli addetti ai lavori e non dovrebbe nemmeno lasciare troppo interdetti anche chi con la comunicazione e la realizzazione di siti internet non ha nulla a che fare. Basta osservare il proprio comportamento, con un minimo di obiettività per quanto? Basta una mezz’ora, indossando però il cappellino dell’utente medio (e non quello dell’avvocato).
E a chi ancora non fosse convinto, per togliere ogni dubbio, consigliamo la lettura dell’interessante ricerca http://services.google.com/fh/files/misc/omp-2013-it-local.pdf realizzata da Google In collaborazione con Ipsos MediaCT su oltre 1000 adulti italiani –ahimè nell’ormai lontano 2013!- che traccia in modo chiarissimo la tendenza di cui siamo tutti parte nell’utilizzare -e con quali modalità e frequenza- i nostri smartphone.
Proviamo quindi a tirare le fila semplificando al massimo il ragionamento: poiché gli utenti utilizzano in maniera sempre più preponderante i propri smarphone in ogni momento della giornata per ricercare informazioni, mettersi in diretto contatto con le realtà che «visitano» e, sulla scorta di quello che leggono, prendono decisioni d’acquisto concrete e immediate, va da sé che se non si dispone di un sito facilmente navigabile da un cellulare questa virtuosa sequenza di eventi si inceppa al primo passaggio.
E se questo era vero nel 2013 figurarsi a distanza di due anni con in più l’aggravante di essere pure penalizzati da google e dal suo nuovo algoritmo.
Urge correre ai ripari e a questo punto trovare necessariamente il tempo per rimettere mano al sito internet.
Ma come? Intanto cominciando a verificare quali sono i principali errori da correggere per essere considerati perfettamente ottimizzati per i dispositivi mobili. Google ha, infatti, predisposto un test per analizzare l’Url del proprio sito internet: è sufficiente inserire l’indirizzo del proprio sito qui https://www.google.com/webmasters/tools/mobile-friendly/ ed attendere il giudizio.
Non solo. Si può anche approfittare dei suggerimenti offerti agli sviluppatori di siti (Consigli di Google per i Webmaster) che tolgono ogni dubbio sui criteri da soddisfare affinchè il sito sia idonei all’etichetta “Ottimizzato per dispositivi mobili» e in particolare:
Non utilizza software insolito sui dispositivi mobili, come Flash
Utilizza testo che sia leggibile senza dover eseguire lo zoom
Ridimensiona i contenuti adattandoli allo schermo in modo che gli utenti non debbano scorrere in orizzontale o eseguire lo zoom
Ha link ben distanziati in modo che sia possibile toccare facilmente quello corretto
Ma detto tutto questo e delegando ai tecnici le tecnicalità non è forse anche venuto il momento di ampliare un po’ il ragionamento e cominciare a interrogarsi piuttosto sui contenuti proposti dal sito? Perché se è vero che gli utenti ricercano informazioni che poi li inducono a prendere delle decisioni di acquisto, allora è davvero diventata improcrastinabile una riflessione su quanto il proprio sito ancora e veramente rappresenti la realtà di cui è “vetrina”.
Non sarebbe perciò un’idea malvagia sfruttare la riprogettazione del proprio sito internet per dedicarsi alla definizione della propria strategia di studio senza la quale, sia chiaro una volta per tutte, è veramente arduo spiegare a un interlocutore di che cosa ci si occupa e convincerlo a fidarsi di noi.
Almeno fino al prossimo cambio di algoritmo.