L’effetto compliance. È quello su cui punta l’agenzia delle Entrate per indurre i contribuenti che hanno “dimenticato” di denunciare una parte dei propri redditi conseguiti nel 2010. A questo scopo sono state inviate 300mila lettere che hanno raggiunto o stanno raggiungendo i destinatari in questi giorni (si veda anche Il Sole 24 Ore di ieri).
Un impatto moltiplicatore su cui l’amministrazione finanziaria fa affidamento soprattutto alla luce dei risultati dell’analoga campagna “sperimentale” realizzata lo scorso anno, quando, nel mese di maggio, in base alle numerose e dettagliate informazioni presenti nelle banche dati di cui dispone, l’Agenzia aveva recapitato a circa 50 mila contribuenti un invito a rivalutare la propria posizione in considerazione delle incongruenze sorte tra il reddito dichiarato e le spese sostenute nell’anno 2009. Anno dal quale, peraltro, si è reso applicabile il nuovo redditometro.
Ebbene l’effetto compliance ha funzionato per circa la metà dei soggetti destinatari della comunicazione, i quali hanno rivisto verso l’alto il reddito dichiarato, per un ammontare di circa 182 milioni di euro, per una media di oltre 7mila euro ciascuno.
Nella maggior parte dei casi, i contribuenti che hanno integrato la comunicazione, hanno dichiarato maggiori redditi ponendosi in linea con la media nazionale, ma ci sono stati anche casi eclatanti come la contribuente residente nel centro-Italia che ha denunciato ex novo redditi di fonte estera per oltre tre milioni di euro. O come il caso dell’imprenditore del Nord-Ovest, che dopo un triennio di perdite, in piena crisi economica, ha realizzato un utile di oltre 200 mila euro. O, ancora, il professionista del Sud che ha dichiarato redditi pari a circa 170mila euro a fronte dei precedenti 15mila.
Grazie a questi incoraggianti risultati, quest’anno, il Fisco ha moltiplicato le lettere-preavviso. Ne sono state spedite, come detto, circa 300mila. Il recupero di gettito, fatte le dovute proporzioni potrebbe sfiorare il miliardo di euro. A patto, evidentemente, di aver selezionato, come indicato anche nel piano di controlli anti-evasione per il 2012 diffuso ieri dall’Agenzia (si veda l’articolo di spalla), attraverso le sempre più ricche e articolate banche dati tributarie posizioni effettivamente “borderline”.
Qualche dubbio in proposito nasce, tuttavia, dalle segnalazioni ricevute dal Sole 24 Ore (e anticipate ieri). In alcune circostanze, infatti, le lettere ricevute dai contribuenti contengono nell’allegato il riferimento, tra le spese “sospette”, all’acquisto di un fabbricato. Dunque, l’anomalia (l’aver sostenuto spese nel 2010 per un ammontare superiore almeno al 20% al reddito denunciato al Fisco) potrebbe essere sorta in virtù del fatto che è stato confrontato l’intero prezzo di acquisto dell’immobile o di una casa con il reddito dichiarato in quell’anno. Se, per esempio, un contribuente ha acquistato nel 2010 un appartamento per 300mila euro, difficilmente avrà denunciato nello stesso periodo un reddito “compatibile”.