I diritti sono stati invece regolarmente trattati a Milano perdendo per effetto degli arbitraggi il 6,93% a 21,5 euro dai 23,1 euro tra scambi per 6,1 milioni di pezzi.
La caccia grossa alle azioni è anche una diretta conseguenza delle caratteristiche di quest’operazione fortemente diluitiva (il passo indietro prevede il sostanziale azzeramento della quota, 97,7%), tanto che la Consob con una nota diffusa venerdì scorso aveva messo in guardia dalle turbolenze sui prezzi e annunciato un monitoraggio che ieri il presidente dell’Authority Giuseppe Vegas ha definito «ordinario, in queste situazioni — ha spiegato — lo facciamo sempre».
L’aumento Mps presenta un netto sbilanciamento tra titoli in circolazione e il numero di azioni che comporranno il capitale una volta conclusa l’operazione (27 giugno) che prevede l’emissione fino a circa 5 miliardi di nuove azioni ordinarie al prezzo di 1,00 euro, in rapporto di 214 nuove azioni ogni 5 possedute. Le risorse serviranno anche per pagare i Monti bond, mentre ieri è arrivato l’ok al posticipo da luglio ad agosto della rata di interessi.
Mps è anche il «sottostante» di contratti derivati che hanno visto schizzare da 50 a 1.000 il numero di azioni che necessario possedere a garanzia in caso di vendita. La banca senese è anche parte dell’indie Ftse di Borsa Italiana che da ieri valuta modifica della gestione dell’aumento e del calcolo del panieri che dovrebbero essere annunciate questa mattina.
La ricapitalizzazione porterà al rafforzamento dei soci sudamericani, dopo la discesa della Fondazione che ieri ha approvato il bilancio chiuso con 20 milioni di utile e la speranza di individuare entro il Palio del 2 luglio il successore della presidente in uscita Antonella Mansi. «Quello che conta è la strategia d’impresa, non la senesità o l’italianità» è tornato a ribadire Profumo nel corso di un incontro al «Corriere» sottolineando, in tema di strategie, che nel caso di Mps la dimensione locale è importante perché a Siena la banca ha 47% di quote di mercato. In un’intervista al «Financial Times», l’ex capo di Unicredit ha ricordato che al suo arrivo al Monte «nessuno avrebbe scommesso che la banca sarebbe stata sul mercato e che Profumo sarebbe stato in grado di fare il presidente». «Credo di aver vinto entrambe le scommesse».