«Prima che il referendum, come previsto, si svolga — ha ammonito la cancelliera tedesca — non negozieremo assolutamente niente di nuovo». Merkel, insieme ai presidenti di centrodestra del Consiglio Ue e della Commissione europea, il polacco Donald Tusk e il lussemburghese Jean-Claude Juncker, e ai soliti alleati (soprattutto Finlandia e Olanda), si è schierata per far prevalere il «sì» anti-Tsipras.
La Francia del socialista François Hollande e l’Europarlamento (dagli eurosocialisti fino agli euroscettici e con l’esclusione solo del Ppe di Merkel) preferiscono un compromesso prima del referendum di domenica. Stati Uniti, Cina e Russia appoggiano la stessa linea rapida, che potrebbe includere il rinvio del referendum.
A Bruxelles si sente dire che Merkel intenderebbe dimostrare sbagliato affidarsi a partiti estremisti come Syriza di Tsipras, che stanno emergendo anche in Spagna (Podemos) o Francia (Front National) contestando l’Ue e le misure di austerità volute dalla Germania.
Lunedì scorso il commissario socialista francese Pierre Moscovici aveva anticipato la proposta last minute di Juncker, che invece si era poi lanciato in una irrituale esortazione ai greci di votare «sì» contro Tsipras. Sarebbero state le pressioni da Parigi e dell’Europarlamento a imporgli l’invio della proposta «last minute», che ha convinto Atene a elaborare una prima controproposta non sufficiente. Oggi ne invia un’altra. E l’Eurogruppo riproverà a comporre i contrasti finanziari e politici.