Washington è in allarme per la disinvolta politica estera di Atene, paese della Nato, che si avvicina sempre di più alle posizioni di Mosca in tema di sanzioni per la crisi ucraina. Mosca potrebbe, in cambio del sostegno greco nel bloccare con il veto nuove sanzioni Ue, togliere il divieto di import per alcuni prodotti agricoli, come kiwi e pesche, dalla Grecia. Un segnale di distensione verso Atene e a tutti coloro che si dimostreranno più sensibili alle esigenze russe.
Improbabili, invece, aiuti di tipo finanziario ad Atene, viste le difficili condizioni economiche di Mosca alle prese con le sanzioni internazionali e un basso prezzo del petrolio. Lo stesso ministro Varoufakis ha sottolineato che la crisi economica greca deve essere risolta esclusivamente all’interno dell’Unione europea. «Ho detto più volte che la soluzione alla crisi greca è una questione della famiglia europea e sarà trovata all’interno dell’Ue», ha spiegato il ministro. «Tutt’altra cosa», ha aggiunto, è che la Grecia voglia migliorare le relazioni e sviluppare la cooperazione con i paesi non-Ue «sulla base di interessi comuni». La visita di Tsipras a Mosca nei prossimi 8 e 9 aprile è stata duramente criticata dalla Germania e non sono servite a nulla le molteplici dichiarazioni che l’intenzione non è quella di minare l’unità della Ue.
La Grecia è in cerca di alleati tra Stati Uniti e Russia, per ammorbidire le posizione dei falchi europei, tra cui proprio Berlino, mentre riprendono a Bruxelles le discussioni sul piano di riforme e il ministro Varoufakis ha detto che all’Eurogruppo del 24 aprile ci vuole proprio un accordo.
Il ministro greco delle Finanze, ha detto di volere raggiungere un’intesa preliminare con i creditori alla riunione dell’Eurogruppo il 24 aprile, come riferisce il quotidiano economico “Naftemporiki”. Quanto alle riforme sono cinque i punti per un accordo preliminare il 24 aprile. Ad elencarli, in un’intervista sempre allo stesso quotidiano Naftemporiki, è il ministro Varoufakis. Il primo punto è fissare livelli «logici» di avanzo primario, intorno a 1,5% contro il 4,5% richiesto dalla troika. Secondo punto: ristrutturazione del debito, senza necessariamente un haircut, che leghi i rimborsi al Pil nominale, cioè alla crescita del Peese mediterraneo e trasformi i crediotri in partner. Terzo: pacchetto di investimenti di Bei e Fondo europeo degli investimenti disegnato appositamente per la Grecia. Quarto: una bad bank per le sofferenze bancarie. Quinto: riforme strutturali.
Proprio su questo ultimo punto ci sono le maggiori divergenze tra creditori e Atene. Il governo greco punta su misure di rilancio della crescita e del potere di acquisto per la popolazione mentre la troika chiede di ridurre ulteriormente le pensioni e i salari per recuperare competitività attraverso la svalutazione interna. È probabile che si giunga a un compromesso che preveda il rinvio, non la loro abrogazione, delle misure più impopolari a momenti successivi nel tempo.