Si tratta di dinamiche che, a ben vedere, trovano gran parte della loro giustificazione proprio nell’attesa del «bazooka» della Bce. Gli operatori, infatti, acquistano adesso perchè prevedono che nel 2015 ci sarà il nuovo importante acquirente (la Bce). La quale, inevitabilmente, farà salire le quotazioni. Quei prezzi che, peraltro, ieri sono cresciuti un po’ ovunque nel mondo del reddito fisso europeo. Il Bund, ad esempio, ha visto il suo rendimento crollare allo 0,71%. Un valore «inesistente» di fronte al quale si domanda: quali le motivazioni degli acquisti? La risposta va ricercata soprattutto nelle strategie di copertura. Cioè, più che comprare il titolo in sè (quale «porto sicuro») si va lunghi perchè, al contempo, sono state aperte le posizioni sui governativi dell’Europa periferica.
Ciò detto del mondo del debito pubblico quale, però, l’andamento dell’azionario? La giornata di ieri, chiusa Wall Street per il ponte del Ringraziamento, nella sua prima parte ha visto i listini nervosi. Forse può avere influito lo stop tecnico, risolto nel primo pomeriggio, al circuito di Euronext. Più probabilmente però l’attenzione era, per l’appunto, sui prezzi al consumo di Berlino. Il numero, coincidente con il consensus, è stato interpretato quale «supporto» alla politica espansiva della Bce. Di qui le Borse europee sono cresciute. Tutte hanno poi chiuso in rialzo (+0,81% Milano) , con l’ eccezione di Londra.
Insomma, l’inflazione come key driver. Meno rilevanti, invece, gli altri market mover. In mattinata c’è stata l’indicazione che la fiducia delle imprese italiane, in novembre, è tornata a scendere. Poi, è stata la volta del mercato del lavoro tedesco: la disoccupazione è calata. Tutti numeri che, però, non hanno avuto grande impatto. A ben vedere, l’altro elemento importante è stata la riunione dell’Opec. Al di là del calo in sè del petrolio, la decisione di non tagliare la produzione ha creato un altro fattore che contribuisce a non riscaldare l’economia. Il «bazooka» è sempre più pronto a sparare.