Che l’Italia sia tornata a attirare investimenti esteri lo conferma la Consob, organismo di vigilanza sulla Borsa, nella relazione 2014: in 20 società nazionali quotate è presente almeno un investitore rilevante (con più del 2% di azioni) originario di Cina, Paesi Arabi e Russia. Il dato è aggiornato al 30 aprile di quest’anno per un valore di investimenti totali stranieri di 11,1 miliardi di euro. Inoltre delle 813 comunicazioni relative a partecipazioni in società quotate relative allo scorso anno, il 61% si riferisce a soggetti esteri (nel 2013 era il 44%).
«I settori più attrattivi sono l’immobiliare, il turismo, con alberghi e servizi, e l’ Italian style , moda, artigianato, con un occhio di riguardo per il settore gioielli, oltre al food — spiega Riccardo Monti, presidente dell’Ice —. Dall’estero, dopo il crollo del 2012 (appena 0,09 miliardi di dollari ndr ) i flussi sono cresciuti notevolmente: 17 miliardi nel 2013 e oltre 20 nel 2014, ma è fondamentale continuare a crescere. Nel 2015 prevediamo una forte accelerazione in questo senso». Per raggiungere l’obiettivo «bisogna aumentare la promozione, l’assistenza agli operatori stranieri già in Italia e proseguire nelle riforme, giustizia e Fisco in particolare — aggiunge Monti —. L’euro debole, l’economia in ripresa e l’ottima piattaforma del mercato italiano per produrre e esportare stimolano gli investitori stranieri». I vertici dell’Ice avvertono però che la nostra posizione nel confronto internazionale è ancora «modesta, come riflesso della persistente bassa attrattività del Paese». Il rapporto tra investimenti esteri e Pil (19,5% nel 2013) è meno della metà di quello dell’Unione Europea (49,4%). L’Agenzia censisce 9.367 imprese italiane a partecipazione estera a fine 2013 con 915.906 dipendenti e un giro d’affari di 497,6 miliardi di euro. «Nel 2015 vedo grande movimento ancora nell’immobiliare, nel turismo, dove si stanno cercando gli eredi di Prada, Bulgari e Valentino — conclude Monti — e nel calcio, portabandiera dell’Italia nel mondo».