03.05.2013

«Aperti a tassi negativi sui depositi»

  • Italia Oggi

La soluzione per la scarsità del credito alle piccole e medie imprese di molti Paesi europei, Italia compresa, resta tutta da definire, ma ieri il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha introdotto un nuovo elemento.
Dopo aver parlato di «avviare consultazioni con altre istituzioni europee» e di una task force già al lavoro insieme alla Banca europea per gli investimenti per far ripartire le cartolarizzazioni di prestiti alle imprese, Draghi ha affermato che la Bce ha «la mente aperta» alla possibile introduzione di tassi d’interesse negativi per i depositi delle banche presso l’istituto di Francoforte. Questo dovrebbe stimolare gli istituti, che a questo punto finirebbero per pagare la Bce per lasciarle in parcheggio la propria liquidità (il tasso attualmente è zero), all’impiego dei fondi. Alla chiusura di martedì, i depositi delle banche all’Eurotower erano di 109 miliardi di euro.
Le parole di Draghi, il quale ha parlato di «conseguenze indesiderate» del tasso negativo sui depositi, conseguenze che la Bce però sarebbe pronta ad affrontare una volta presa la decisione, sono apparse più possibiliste che in precedenti occasioni. Il presidente della Bce ha anche detto che la banca è «tecnicamente pronta».
La decisione è stata adottata nel recente passato in Danimarca e in Svizzera, ma molti osservatori di mercato sono scettici sul fatto che possa funzionare per un’area monetaria più grande ed eterogenea come l’eurozona. Le banche potrebbero a quel punto decidere di trattenere la liquidità nelle proprie casse, oppure di continuare a parcheggiarla alla Bce, rifacendosi del tasso che pagano all’Eurotower alzando i tassi per i prestiti alla clientela. Questo è quello che è accaduto in Danimarca.
Secondo alcuni commenti di mercato, tuttavia, il principale effetto di stimolo dei tassi negativi sui depositi potrebbe essere non sulla disponibilità di credito, ma sul cambio, provocando una svalutazione dell’euro. Non a caso, quando ieri Draghi ne ha parlato, la moneta unica è scesa nettamente sui mercati.
Il presidente della Bce ha però anche citato esplicitamente per la prima volta uno strumento per rilanciare il credito, cioè la riattivazione del mercato delle cartolarizzazioni (asset-backed securities, o Abs), formate da prestiti alle imprese. Si tratta di un problema tecnicamente complesso anche per la difficoltà a standardizzare i presiti, ha ripetuto, e che deve vedere il coinvolgimento di altri attori. Draghi ha detto che al momento questo mercato «è morto, e lo è da tempo» e ha parlato anche di impedimenti di origine regolamentare (il consigliere della Bce, Yves Mersch, in un’intervista al Sole 24 Ore aveva citato i pesanti requisiti patrimoniali per queste operazioni). Le Abs potrebbero aiutare ad alleggerire i bilanci delle banche, che a questo punto sarebbero più disponibili a nuovi impieghi. Non è chiaro in che forma dovrebbe intervenire la Bei (e altri attori nazionali, come la Cassa depositi e prestiti): se per garantire parte delle operazioni, o acquistarle, e se la Bce sarebbe disposta ad acquisti diretti di Abs. Draghi ha preferito restare vago, come non è chiaro quali siano i tempi di un annuncio su questo punto. Nelle scorse settimane a Washington, in conferenza stampa con Draghi, il commissario europeo Olli Rehn aveva parlato di una proposta nel giro di settimane, Draghi è sembrato più cauto.