di Marco Moussanet
A questo punto la vera sorpresa sarebbe se la tripla A francese venisse confermata, visto che non passa praticamente giorno senza un nuovo avvertimento – vero o presunto – da parte delle agenzie di rating sulla possibile perdita del voto massimo assegnato a Parigi sull'affidabilità del suo debito sovrano.
Dopo i tre mesi di osservazione annunciati da Moody's il 17 ottobre sull'outlook della Francia – in vista di una possibile revisione da stabile a negativo, anticamera del declassamento – e i segnali d'allarme lanciati da Fitch e Standard & Poor's, proprio quest'ultima sarebbe in procinto di passare all'azione.
Stando ai rumors di mercato, rilanciati dal quotidiano economico La Tribune (a sua volta in gravissime difficoltà finanziarie), S&P si accingerebbe, nel giro di una settimana, dieci giorni al massimo, ad annunciare l'abbassamento a negativo dell'outlook. No comment, ovviamente, da parte dell'agenzia. Che peraltro, certo a causa di un "errore tecnico", aveva già provveduto a un intempestivo downgrading di Parigi.
I timori riguardano ancora una volta la debolezza della crescita, e quindi i dubbi sulla possibilità che la Francia centri gli obiettivi di riduzione del deficit: 4,5% l'anno prossimo e 3% nel 2013.
Dubbi che nel suo rapporto semestrale l'Ocse ha appena provveduto ad alimentare. Secondo l'organizzazione, la Francia è già entrata in una fase di recessione, sia pure «breve e di lieve entità». Il 2011 dovrebbe chiudersi con un Pil in aumento dell'1,6% (rispetto all'1,75% previsto dal Governo) e nel 2012 la crescita dovrebbe essere appena dello 0,3%, quando la Finanziaria è costruita sulla base di una stima dell'1 per cento. Per rispettare la tabella di marcia sul risanamento dei conti pubblici, Parigi dovrebbe quindi provvedere a una terza correzione (dopo le due già decise) pari allo 0,4% del Pil, cioè circa 8 miliardi, per quanto riguarda il 2012 e un'altra nell'ordine dello 0,5% del Pil (circa 10 miliardi) di tipo strutturale per rendere credibile il piano di rientro dal deficit a partire dal 2013.
L'Ocse punta inoltre i riflettori sul rischio di un alto livello strutturale della disoccupazione, che dovrebbe salire al 10,4% a fine 2012 per poi stabilizzarsi intorno al 10,3 per cento. Uno scenario confermato dal dato di ottobre sul mercato del lavoro: 4,46 milioni di disoccupati, in aumento del 5,2% sull'anno precedente. Lo stesso Governo ammette che l'obiettivo del 9% di disoccupati in Francia "metropolitana" (esclusi cioè i Territori e Dipartimenti d'Oltremare, generosamente sovvenzionati dallo Stato centrale) entro la fine dell'anno è irraggiungibile (il 2011 si chiuderà probabilmente intorno al 9,2-9,3 per cento).
Cattive notizie arrivano anche dal fronte dei consumi, con l'indice sulla fiducia delle famiglie sceso in novembre a quota 79, cioè sui livelli della primavera 2009.
Il Governo, dal canto suo, conferma la previsione di crescita 2012 all'1% e ribadisce che non ci sarà una terza manovra. Nella speranza che il "cuscinetto" di 6 miliardi previsto dalla legge di bilancio sia sufficiente a superare il primo semestre dell'anno e di poter quindi rinviare la correzione a dopo gli appuntamenti elettorali: le presidenziali di fine aprile-inizio maggio e le legislative di inizio giugno.
Speranza non infondata, stando almeno all'andamento dei mercati di questi ultimi giorni: il tasso sui decennali francesi oscilla intorno al 3,5%, con uno spread sui bund tedeschi sceso intorno ai 140 punti. L'appuntamento a questo punto è per domani, con l'ultima emissione dell'anno: in offerta ci sono Oat con scadenze 6-30 anni per un ammontare compreso tra 3 e 4,5 miliardi.