Si gioca su tre fronti il futuro di Alitalia: la tedesca Lufthansa, la britannica easyJet (insieme a Cerberus, Air France-Klm e Delta) e l’ungherese Wizz Air. Alla scadenza della prima deadline cruciale per la procedura di vendita della compagnia portano questi nomi le buste recapitate ieri allo studio notarile Atlante Cerasi di Roma. «I commissari straordinari procederanno nei prossimi giorni all’esame delle stesse», si è limitata a comunicare la compagnia di bandiera. I commissari hanno lavorato fino a tarda sera per analizzare le offerte in previsione dell’incontro di questa mattina con i ministri competenti in vista dell’altra scadenza cruciale, quella del 30 aprile, data entro la quale era previsto l’avvio del negoziato in esclusiva, ma visto il protrarsi dei tempi per la formazione del nuovo governo sembra sempre più probabile che si decida una proroga.
Qualche sorpresa è giunta sui nomi degli offerenti a cominciare dalla low cost ungherese Wizz Air, che recentemente ha detto di volere investire nel mercato italiano. La compagnia, pur non confermando la presentazione dell’offerta, annovera nel capitale nomi blasonati della finanza americana e ha tra i primi dieci azionisti, con il 54,6%, il private equity Indigo Hungary Management. Il fondo specializzato in aerolinee low cost è salito agli onori della cronaca per aver concluso con la Airbus il più grande contratto di tutti i tempi per l’aviazione civile: 430 aerei comprati in un colpo solo per un valore di 50 miliardi di dollari.
Nessuna sorpresa invece sugli altri nomi, da Lufthansa a easyJet. Per la compagnia tedesca, secondo quanto si apprende, non sarebbe intervenuto alcun cambiamento di impostazione, ovvero tagli a tutti i costi: nel documento di offerta presentato sarebbe stata illustrata la visione della «New Alitalia» ristrutturata, a cominciare dai 2mila esuberi, perché così come è oggi Alitalia «non è oggetto di interesse». La compagnia tedesca ha continuato a ribadire l’importanza del mercato italiano come bacino di traffico e per questo motivo non vogliono farsi trovare impreparati qualora si presentasse l’occasione.
Confermata anche la cordata easyJet con Cerberus e Air France-Klm e Delta. Tuttavia, nel documento presentato ai commissari di Alitalia, l’unico nome citato è quello del vettore low cost, il quale in questa fase agirebbe da front runner che come Lufthansa chiede «una Alitalia ristrutturata», senza entrare nel dettaglio della proposta Ha quindi precistao che «n questa fase non c’è la certezza che una transazione andrà avanti». Air France-Klm insieme a Delta hanno sempre detto in questi mesi di volere offrire ad Alitalia un ruolo nella joint venture per il Nord America, ma nessun incrocio azionario: la compagnia italiana resta un partner importante, ci sono forti legami storici e si sta facendo ogni sforzo per non recidere questa collaborazione.
Intanto l’ipotesi del decreto per prorogare di altri sei mesi i tempi del negoziato potrebbe arrivare entro aprile. Il termine verrebbe così spostato al 31 ottobre. È possibile che si decida anche di prorogare i tempi per la restituzione del prestito ponte, al momento fissati al 30 settembre.
Se le posizioni degli offerenti non sono di fatto cambiate, nell’ultimo mese ad essersi modificato è lo scenario politico che a fatica sta prendendo forma. Il ministro uscente Calenda ha sempre insistito sul fatto che le condizioni di Alitalia non sono tali da potere reggere la concorrenza dei vettori low cost. Quindi, un partner diventa necessario. In questo contesto diventa fondamentale anche il ruolo di Cdp in fase di riassetto dal momento che il vertice scade il prossimo giugno. Tutti nodi che dovranno essere sciolti prima del closing. Nel frattempo Alitalia naviga a vista in attesa della politica.
Mara Monti