Il governo tenta in extremis di salvare la trattativa fra Alitalia e sindacati sul nuovo piano industriale. Questa mattina il ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, e quello dei trasporti Graziano Delrio incontreranno i segretari generali dei sindacati di categoria e poi l’azienda. L’obiettivo è non far saltare il tavolo a poche ore dall’odierna scadenza del confronto.
Tra rappresentanti dei lavoratori e compagnia aerea si è arrivati a una situazione di muro contro muro, in particolare sui temi della produttività e flessibilità. Filt, Fit, Uiltrasporti e Ugl non hanno ritenuto accettabili i tagli salariali del 20-30%, mentre l’azienda sembra non voler recedere su questo punto. Una controproposta avanzata nelle ultime ore dai sindacati è stata respinta al mittente. Se alcune timide aperture si erano registrate sul tema degli esuberi, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e il recupero di alcune parti precedentemente dichiarate da esternalizzare, come la manutenzione e pezzi di call center, lo scontro sui tagli salariali rischia di far precipitare l’intera trattativa. I sindacati hanno sempre dichiarato che un accordo dovrà riguardare tutti gli aspetti del piano industriale.
«Per quanto riguarda il personale di terra, abbiamo detto che non è possibile agire ulteriormente sui costi: sono già nella soglia minima di retribuzione e hanno applicate tutte le leve possibili su produttività e flessibilità, dal lontano 2009 anno del fallimento», ha sottolineato Emiliano Fiorentino, segretario nazionale della Fit-Cisl. «Per il personale navigante, invece, durante il confronto è emerso che le richieste fatte generano ricavi che vanno ben oltre quanto individuato dallo stesso: si cerca di smantellare l’attuale contratto nazionale per poi passare a qualcosa molto vicino alle peggiori low cost».
Il presidente designato di Alitalia, Luigi Gubitosi, ha richiamato tutti alla responsabilità: «Spero che si raggiunga una soluzione per domani (oggi, ndr). Spero che prevalga la responsabilità. La situazione è un po’ più complicata di ieri (martedì, ndr) perché il tempo sta scadendo».