Tornando al contratto, in mattinata è il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, a annunciare lo strappo: «Non credo che ci siano le condizioni perché il rush finale su contratto e costo del lavoro abbia un esito positivo. Il testo viola molti dei diritti dei lavoratori in Alitalia e non c’entra nulla con l’operazione Etihad». I contrasti sarebbero legati alla rappresentatività, uno tra i punti della trattativa in corso: la Uil si ritiene il sindacato con più iscritti in Alitalia (soprattutto tra piloti e assistenti di volo), ma in base alle attuali regole l’organizzazione guidata da Angeletti verrebbe penalizzata. Susanna Camusso taglia corto: «Alitalia è associata alla Confindustria e pertanto si applicano le regole del testo unico, in base al quale il 50% più uno dei sindacati deve avere il voto del 50% più uno dei lavoratori». Ma il segretario generale della Uil Trasporti, Claudio Tarlazzi, insiste: «Ci sono seri problemi di legittimità su quello che stanno firmando: non mi pare ci sia il 50% più uno. Noi proporremo il referendum».
Sta di fatto che se l’intesa sul costo del lavoro dovesse fare risparmiare a Alitalia 31 milioni nel secondo semestre di quest’anno, restano dubbi sul valore dell’ennesimo accordo chiuso senza tutte le firme ai fini della trattativa tra la compagnia italiana e quella emiratina. È lo stesso ad di Alitalia, Gabriele Del Torchio, nel pomeriggio a drammatizzare l’eventualità di un mancato accordo, citando Tito Livio: «Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata». Poi però la firma, almeno quella di Filt Cgil e Fit Cisl arriva in serata. A sorpresa non ratifica il contratto nazionale, oltre alla Uil, anche l’Ugl, il cui segretario confederale, Gildo Rossi, spiega: «Il contratto è perfetto, ma qualcuno non ha voluto la mediazione e ha spaccato il tavolo». Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, commenta: «Ha deciso la maggioranza. Nessuno può pensare di avere poteri di veto».