Etihad Airways e Alitalia annunciano un accordo che ancora non c’è.
Molti si sono chiesti cosa ci sia di nuovo per annunciare un accordo che non è ancora stato perfezionato. Mancano infatti due pilastri fondamentali: l’intesa tra Alitalia e sindacati sugli esuberi (sono 2.251 quelli richiesti da Alitalia e Etihad, il 90% sono a Roma) e il consenso delle banche a cancellare 560 milioni di euro di debiti finanziari di Alitalia.
Queste sono due condizioni chiave poste da tempo dalla compagnia degli Emirati Arabi Uniti, come premessa al suo ingresso con il 49% in una nuova Alitalia, scorporata dall’attuale società, nella quale resterebbero le pendenze legali dei primi anni di attività. Inevitabile chiedersi: cosa significa l’annuncio congiunto delle due compagnie?
Air France-Klm, il partner “tradito” da Alitalia di cui è ancora azionista con il 7%, non ha voluto commentare. Da fonti industriali si apprende che è stata Etihad a volere una dichiarazione congiunta. La prima impressione è che questo annuncio sia un’offensiva mediatica, per dare una spinta a una trattativa che, pur avendo molti sostenitori nel campo politico (dal Pd al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, dalla Cisl di Raffaele Bonanni al presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo, «facilitatore» per conto di Etihad, che è sponsor della Ferrari in Formula Uno), non fa passi avanti nel versante delle banche e dei dolorosi sacrifici richiesti ai lavoratori.
Ma probabilmente l’annuncio risponde anche all’esigenza di rassicurare i fornitori e i passeggeri che comprano biglietti di una compagnia, Alitalia, che a fine ottobre potrebbe fallire se non riceverà una nuova iniezione di capitali.
Del resto, in questa partita finora c’è stata poca trasparenza. L’Alitalia non ha comunicato i risultati del bilancio 2013 (chiuso con una perdita di 560 milioni di euro). Gli emiratini guidati da James Hogan non hanno quasi mai fatto dichiarazioni, salvo lasciar trapelare insofferenza per l’attesa di decisioni che devono ancora essere prese nello schieramento italiano.
A Roma il grande esternatore è il ministro dei Trasporti, Lupi. È Lupi che ha annunciato un leggero aumento dei voli intercontinentali di Alitalia da Fiumicino e da Malpensa in caso di accordo con Etihad, ma il piano industriale non è mai stato reso pubblico. Eppure è emerso che nell’immediato l’intesa con Etihad prevede, oltre al taglio dei posti di lavoro, tagli anche dei voli e della flotta, con la messa a terra di 11 aerei di Alitalia a medio raggio Airbus 320. L’ipotizzato incremento dei voli intercontinentali sarebbe graduale, il primo nuovo collegamento sarebbe da Malpensa a Shanghai durante l’Expo 2015.
Lupi due settimane fa ha perfino sostenuto che Etihad si impegnerà con 1,25 miliardi di euro, cioè 560 milioni per entrare nel capitale di Alitalia più altri 692 milioni per investimenti nella flotta nel 2014-2018. In realtà Etihad impegnerà 560 milioni per acquisire il 49% della nuova Alitalia e basta. I 692 milioni, hanno riferito i sindacati dopo i chiarimenti ottenuti dall’a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, sono gli investimenti previsti da Alitalia (di cui Etihad diverrebbe socio al 49%). Sommare le due voci equivale a contare due volte gli stessi soldi.
Sugli esuberi la Filt-Cgil ha ripetuto che «sono inaccettabili 2.251 licenziamenti». Etihad vuole che gli esuberi lascino definitivamente la compagnia, non accetta i contratti di solidarietà o la cigs a rotazione. «Tra penultimatum e finti annunci siamo ancora a zero», ha commentato Mauro Rossi della Filt-Cgil. Al contrario, il leader della Cisl Bonanni è entusiasta: «L’accordo raggiunto tra Alitalia ed Etihad è un fatto molto positivo che apre una prospettiva nuova ed importante non solo per il traffico aereo ma per tutto il sistema paese».
Finché non ci saranno intese con le banche e con i sindacati parlare di accordi tra Alitalia e Etihad è velleitario. Per chiudere il negoziato finale le due compagnie si sono date come termine la fine di luglio. Luglio, per Alitalia, sarà un mese molto caldo.