02.09.2014

Alierta: Telecom Italia, vogliamo uscire Recchi , colloquio al Quirinale

  • Il Corriere della Sera

L’affaire Telecom Italia-Vivendi arriva ufficialmente anche al piano istituzionale: ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale Giuseppe Recchi, presidente del gruppo, per parlare dell’importanza dell’ asset aziendale per il Paese e anche delle prospettive. Che gli assetti dell’importante gruppo italiano — con 53 mila dipendenti in Italia Telecom è attualmente la società che investe maggiormente — siano in piena trasformazione è ormai un fatto. Dopo l’annuncio da parte di Vivendi, la società presieduta da Vincent Bolloré, di una trattativa in esclusiva con Telefonica, che aveva offerto 7,45 miliardi di euro contro i 7 di Telecom, il cambio di azionista di riferimento è ormai considerato certo. Vivendi ha già detto di considerare l’opzione a salire nel capitale di Telecom all’8,3% interessante. E, cosa ormai chiara, ieri il numero uno di Telefonica, Cesar Alierta, ha confermato il desiderio di chiudere qui la campagna italiana, durata meno di 11 mesi e decisa, in gran parte, in Brasile. Alierta durante un incontro sulle telecomunicazioni ha affermato: «Non vogliamo stare in Telecom Italia». La compagnia spagnola, ha aggiunto, «ha appreso molto» durante il periodo di presenza in Telecom. Infine non ha resistito alla tentazione di lanciare una frecciatina al Paese, aggiungendo che «il non essere italiani» è stata la principale barriera trovata da Telefonica per giungere a nuovi accordi con Telecom. L’azionista di riferimento del gruppo, con il 22,4% del capitale, è la holding Telco, controllata da Telefonica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali.
I soci hanno però disdetto il patto e la holding è destinata sciogliersi a breve. Il gruppo spagnolo diventerà quindi il primo azionista, con poco meno del 15% del capitale. Il gruppo ha già offerto a Vivendi l’opzione per acquistare l’8,3% di Telecom Italia, nell’ambito dell’accordo su Gvt, opzione che i francesi hanno giudicato attraente. Peraltro ambienti vicini a Bolloré fanno sapere che il finanziere ha intenzione di investire in Telecom Italia «perché ha fiducia in Mediobanca e ha trovato il management di Telecom professionale nella sua offerta senza essersi lasciato andare a delle follie». Sempre Telefonica ha in essere un prestito convertendo e, quindi, l’obbligo di vendere a termine una partecipazione fino al 9% del capitale della stessa Telecom Italia, ma con clausole di riacquisto del bond anche per qualunque «ragione che non consenta il trasferimento delle azioni Telecom». Il bond scade a luglio 2017. Nel frattempo per l’azienda guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano si complica ulteriormente il dossier Telecom Argentina. Il gruppo ha risposto «no comment» alle indiscrezioni secondo le quali la vendita già stipulata della controllata Telecom Argentina slitterebbe ancora, rispetto al termine fissato ieri. La società è stata ceduta lo scorso 13 novembre 2013 per 960 milioni di dollari a Fintech, lo stesso gruppo che è poi entrato nella compagine di Banca Mps. L’iniziale termine era stato fissato al primo trimestre 2014, poi le slide del gruppo avevano dato come deadline il primo semestre. A seguire erano comparsi il 12 agosto, il primo settembre e ora, da quanto sembra, inizio ottobre. Il dossier non è certo secondario perché all’appello mancano oltre 800 milioni di dollari e la situazione dell’Argentina non è certo in miglioramento.