Una storia del tutto simile a quella del capo del Dipartimento delle Finanze Fabrizia Lapecorella. La quale, arrivata a ricoprire quel posto nel 2008 con Berlusconi, è poi rimasta anche con Monti e Letta. Per essere riconfermata, al pari di Codogno, anche dal governo di Matteo Renzi.
Ma la similitudine consiste pure nel fatto che da mesi periodicamente riemergono le voci di una sua possibile uscita. Già in estate, dopo la nomina di Giuseppe Pisauro al vertice dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, si era parlato persino di un possibile trasferimento di Fabrizia Lapecorella a capo della Scuola superiore di Economia e Finanza, la ex Vanoni.
E le voci non si sono mai sopite del tutto, soprattutto in considerazione del ruolo chiave che ha anche questa direzione del ministero di via XX Settembre nel momento in cui c’è in ballo la delega fiscale. Un passaggio decisivo per il governo, a cui sta lavorando l’ex sottosegretario del governo Monti Vieri Ceriani, ora consigliere di Pier Carlo Padoan, che con Fabrizia Lapecorella non ha mai avuto particolari attriti. Tanto che qualcuno arriva a fantasticare che l’eventuale avvicendamento della direttrice delle Finanze non resterebbe senza conseguenze.
Bisogna ricordare che le strutture operative del nostro fisco sono state già investite da un cambiamento radicale. È davvero sorprendente per le modalità con cui è avvenuta la nomina di Rossella Orlandi al vertice dell’Agenzia delle entrate in sostituzione di Attilio Befera che aveva lasciato per raggiunti limiti di età.
La scelta di Padoan, al quale spetta il compito di proporre il nome del direttore, era infatti caduta sul numero due della stessa Agenzia, Marco Di Capua. La sua proposta era stata già regolarmente formalizzata: ma anziché il suo nome, dal Consiglio dei ministri è uscito quello di Rossella Orlandi, toscana di Empoli, direttrice delle Entrate in Piemonte. Con la benedizione, sostengono i bene informati, dell’ex ministro diessino delle Finanze Vincenzo Visco.