16.10.2013

Air France: serve un vero piano

  • Il Sole 24 Ore

Nonostante le forti pressioni, anche politiche, nei confronti di Air France-Klm perché partecipi all’aumento di capitale di Alitalia, il gruppo franco-olandese ribadisce la sua posizione: metteremo altri quattrini nell’ex compagnia di bandiera solo se si troverà un accordo sulla ristrutturazione del debito e soprattutto se il nuovo piano industriale al quale si sta lavorando soddisferà le condizioni «molto rigide» poste da Parigi. Secondo una fonte «vicina al dossier», citata dall’agenzia Reuters, allo stato attuale delle discussioni c’è il 50% di probabilità che Air France decida di sottoscrivere l’aumento.
Già durante la lunga assemblea di Alitalia, terminata nella notte di lunedì, il confronto è stato molto teso. Un confronto che è proseguito ieri pomeriggio durante l’incontro – nella sede di rappresentanza di Air France agli Invalidi – tra il presidente del gruppo franco-olandese, Alexandre de Juniac, e l’amministratore delegato di Poste Italiane Massimo Sarmi. Durante il quale de Juniac ha spiegato e dettagliato le richieste, le esigenze di Air France. Finalizzate a dare una prospettiva di lungo periodo ad Alitalia. E a garantire il massimo di sinergia possibile tra le società. Tema sul quale, secondo fonti italiane, i due manager avrebbero constatato «una profonda intesa e una grande sintonia».
Immaginate di essere proprietari di un palazzo a Parigi, dicono persone vicine a de Juniac, e l’amministratore vi chiede dei soldi per restaurare la facciata. È ovvio che prima di sborsarli vi facciate dare dall’impresa le garanzie che il lavoro realizzato duri a lungo e non debba essere rifatto dopo dieci mesi. Air France, aggiungono, crede nel progetto di un’alleanza estesa ad Alitalia, e continua ad avere un interesse strategico per la compagnia. Ma tutto dipende dai contenuti del nuovo business plan. Visto che il precedente era assolutamente inadeguato.
Al quartier generale del gruppo insistono molto anche sulla figura di de Juniac e sulla maniera in cui ha gestito il piano di ristrutturazione Transform 2015. Riuscendo a convincere le organizzazioni sindacali che l’unico modo per salvare Air France-Klm era certo quello di realizzare nuovi tagli (2.800 uscite oltre alle 5.122 già decise l’anno scorso), ma ancor di più cambiare il modo di lavorare, recuperando qualità ed efficienza a tutti i livelli, e adattare continuamente l’offerta a una domanda che cambia. È quello che chiede de Juniac ad Alitalia. E metterà sul tavolo la sua parte solo quando avrà visto un piano analogo a Transform 2015: fatto di tagli (nel caso di Air France circa il 10% del totale), di recupero di efficienza (20%), di risparmi (2 miliardi in tre anni), di riduzione del debito, di un’offerta (in termini di numero di aerei e di collegamenti) magari meno ambiziosa ma più rispondente al mercato.
Quanto a Fiumicino, Air France insiste nel difendere il modello dei tre hub, con oltre 35mila possibilità di corrispondenza tra voli a lungo e medio raggio (e viceversa) in meno di due ore (più di 25mila a Roissy, circa 7.700 ad Amsterdam/Schipol e circa 2.400 a Roma), senza che lo scalo italiano, pur in posizione subordinata, venga penalizzato.
A proposito dei tempi, a Air France ricordano che c’è un mese a disposizione prima dell’effettiva sottoscrizione dell’aumento di capitale. È nell’interesse di tutti, sottolineano, chiudere al più presto. Si tratta anche di una questione di immagine per Alitalia e del rapporto di fiducia tra la compagnia e i suoi clienti. Ma de Juniac si prenderà comunque il tempo necessario per assicurarsi che le cose vadano nella giusta direzione. Dopo quello con Sarmi (che si ripeterà ben presto a Roma), il presidente di Air France-Klm avrà molti altri incontri, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, con tutti gli attori di questo complesso e delicato dossier.
E deciderà, fosse anche l’ultimo giorno, solo quando avrà in mano tutti gli elementi. E sborserà i 75 milioni della sua quota di aumento se tutte le tessere del puzzle andranno al loro posto. In caso contrario – ma al momento non è lo scenario al quale stanno lavorando a Parigi – farà un passo indietro.