06.10.2015

Air France prepara gli esuberi, scontri a Parigi

  • Il Sole 24 Ore

La fotografia del capo del personale di Air France a torso nudo, che scavalca la griglia dell’aeroporto di Roissy protetto dagli agenti della sicurezza per sfuggire a decine di manifestanti inferociti, ha fatto il giro del mondo e rimarrà a perenne testimonianza delle difficoltà ad avere in Francia delle relazioni sindacali normali. Oltre a essere una devastante pubblicità negativa per l’immagine internazionale del Paese, che già ha qualche problema di non poco conto nell’attrarre investimenti esteri.
La riunione di ieri mattina del comitato centrale d’impresa (Cce), l’organismo che riunisce i rappresentanti della società e dei sindacati, era iniziata in un clima di grande tensione. Air France-Klm è da tempo in una situazione molto difficile, dovendo fare i conti con la doppia concorrenza da una parte delle compagnie asiatiche e del Golfo sui voli intercontinentali e dall’altra delle compagnie low cost sui collegamenti a breve e medio raggio. Ed essendo in clamoroso ritardo su entrambi i fronti, a differenza degli altri due gruppi europei: Iag (British Airways) e Lufthansa.
Il piano di ristrutturazione (recupero di efficienza e taglio dei costi) Transform 2015 non ha ottenuto i target previsti in termini di recupero di produttività (20%) e il nuovo piano Perform 2020, che avrebbe dovuto essere quello del rilancio, si è trasformato in un ennesimo programma di ristrutturazione.
Il management ha quindi chiesto a piloti e personale navigante un ulteriore sforzo, pari a circa 100 ore annue di volo in più a parità di retribuzione. Ma le trattative, in particolare quella con i piloti, sono fallite mercoledì scorso. E giovedì il consiglio di amministrazione di Air France (Klm i suoi accordi li ha fatti) ha deciso di passare al piano B: taglio del 10% dell’offerta sul lungo raggio nei prossimi due anni, con il ritiro di 14 aerei A340, la chiusura di 5 linee e la riduzione delle frequenze settimanali su alcune destinazioni. Risultato: 2.900 esuberi (300 piloti, 700 tra hostess e steward, 1.900 addetti del personale a terra). Che se e dove possibile (cioè se si riescono a firmare intese con i sindacati) saranno uscite volontarie e dove non è possibile potrebbero essere licenziamenti.
Piano B la cui presentazione era appunto prevista nel Cce di ieri mattina. Un’ora dopo l’inizio dei lavori, verso le 10h30, alcune centinaia di dipendenti hanno però fatto irruzione nella sala della riunione, a Roissy, e mentre l’amministratore delegato di Air France, Frédéric Gagey, è riuscito a lasciare la sala, è cominciata la caccia all’uomo. Nel mirino c’era soprattutto il direttore delle risorse umane Xavier Broseta, che ha rischiato il linciaggio. I manifestanti gli hanno strappato la giacca e la camicia e solo l’intervento della sicurezza gli ha consentito di riuscire a fuggire (appunto a torso nudo, ma con la cravatta e l’ipad), scavalcando le reti di protezione. Appena un po’ meglio è andata al direttore dei collegamenti lungo raggio, Philippe Plissonnier, che è rimasto con giacca e camicia, sia pure lacerate. Nei tafferugli ci sono stati anche sette feriti, tra cui un agente che è stato ricoverato per i colpi subiti.
Il premier Manuel Valls (va ricordato che lo Stato è il primo azionista del gruppo, con il 16%) ha commentato dal Giappone, dov’è in visita ufficiale, dicendosi «scandalizzato» e confermando il pieno appoggio al vertice della società: «Air France ha bisogno di riforme e cambiamenti».
Il presidente del gruppo, Alexandre de Juniac, ha cercato in serata di calmare gli animi, dicendo che «l’azienda è pronta a riprendere il negoziato in qualsiasi momento». Ma certo l’atmosfera è diventata quasi irrespirabile. La prospettiva dei licenziamenti sembra aver ricompattato i sindacati delle varie categorie, mentre fino a due giorni fa i piloti (già responsabili del lungo sciopero dell’autunno scorso contro lo sviluppo della low cost interna Transavia, costato oltre 300 milioni) erano piuttosto isolati.